25/05/2025
Avete mai posato lo sguardo su quelle strane e affascinanti strutture in legno che punteggiano la costa abruzzese? Sembrano creature sospese tra cielo e mare, quasi sculture sospinte dalle onde... Eppure, dietro la loro forma surreale, si cela un sapere antico e sorprendente.
Si chiamano trabocchi, e non sono semplici palafitte. Sono testimoni silenziosi di una tradizione secolare, nati dall’ingegno di pescatori che hanno imparato a sfidare l’Adriatico senza mai salpare. Sì, perché grazie a queste strutture, si poteva pescare senza neppure mettere piede in barca.
Ma come facevano a resistere al mare, così fragili all’apparenza? Il loro segreto era nella flessibilità. Realizzati con legni robusti come l’acacia e costruiti secondo tecniche tramandate nel tempo, i trabocchi non contrastavano le onde: le assecondavano. Un esempio perfetto di ingegneria spontanea, nata dall’osservazione e dal rispetto della natura.
Oggi, molti di questi giganti in legno sono stati restaurati con cura. Alcuni ospitano ristoranti sospesi sull’acqua, altri restano lì, immobili e fieri, a guardia della costa. Ma tutti continuano a raccontare la stessa storia: quella di un legame profondo tra l’uomo e il mare, tra memoria e bellezza.
La prossima volta che camminerete lungo la Costa dei Trabocchi, fermatevi un momento. Guardateli bene. Quello che vedete non è solo un panorama: è un pezzo di storia che respira ancora.