01/03/2025
Nelle arti marziali tradizionali la trasmissione della conoscenza si basa su un principio fondamentale: la fiducia tra Maestro ed allievo.
Questa connessione non si limita ad un semplice rapporto didattico, ma incarna una relazione profonda, quasi filiale dove lo studente
riceve molto più di una tecnica, riceve un'eredità spirituale e filosofica.
Tuttavia, la storia dell'arte marziale Qwan Ki Do fondata dal Maestro PHAM Xuân Tong erede testamentario del maestro CHAU Quan Ky è stata segnata da un tradimento ad opera di uno dei suoi studenti più vicini.
A metà degli anni '80 questo studente ha registrato il marchio "Qwan Ki Do" a suo nome, appropriandosi legalmente del nome di una disciplina di cui non era il fondatore.
Questo atto fa nascere una domanda: ci si può realmente appropriare dell'anima di un'arte marziale?
Nella filosofia orientale la lealtà verso il maestro è più di un obbligo morale, è una prova esistenziale.
Ogni grande maestro sa che un giorno, il suo insegnamento sarà messo alla prova non solo dal mondo esterno ma anche da chi lo circonda.
Per secoli, la storia delle arti marziali è stata segnata da episodi in cui il tradimento ha rivelato la vera natura degli uomini.
Nelle leggende orientali si dice che "non è lo studente che sceglie di tradire, è la tentazione del potere che lo spinge a mostrare il suo vero volto»
In questa prospettiva, il tradimento di questo studente non è solo un errore individuale, è una “prova” che tutti un giorno affronteranno.
Questa “prova” segna il confine tra chi pratica l'arte marziale come ricerca interiore e chi la vede come un semplice mezzo di ascesa sociale.
Perché questo studente ha tradito? Perché ha cercato di possedere un'eredità che non era sua? Perché ha ritenuto che un deposito legale di un marchio potesse conferirgli una legittimità che non gli è stata riconosciuta dal proprio Maestro?
Questo errore di percezione rivela una profonda verità filosofica: non possediamo l'arte, la serviamo.
Un vero discepolo comprende che le arti marziali non sono una proprietà da possedere ma una fiamma che va mantenuta accesa e tramandata.
Nel pensiero buddhista c'è una distinzione fondamentale tra "possedere" e "custodire":
Questo studente, con il suo atto, ha dimostrato di non essere un custode del Qwan Ki Do.
Nei testi taoisti si dice: "L'acqua che imita la forma del vaso non diventa mai vaso”.
Questo proverbio illustra perfettamente il fallimento di questo studente.
Si può cercare di imitare il Maestro PHAM Xuân Tong ma l'essenza dell'arte marziale non potrà mai essere carpita.
L'arte Qwan Ki Do non è solo un nome, è una filosofia, una tradizione, una linea di sangue.
Si basa sull'insegnamento tramandato da cuore a cuore, da anima ad anima.
Questo studente credeva che possedendo il nome, il marchio, avrebbe posseduto l'arte ma ha dimenticato che solo chi riceve la trasmissione dal Maestro ne possiede la vera essenza.
• L'arte marziale non appartiene a chi cerca di rubarla, ma a chi la eredita legittimamente
• Un'eredità non si prende, si riceve
• La trasmissione non si compra, si guadagna
Ora, il futuro del Qwan Ki Do è nelle mani di coloro che hanno ricevuto non solo l’insegnamento tecnico, ma anche lo spirito, la visione e l'anima dell'arte fondata dal Maestro PHAM Xuân Tong.
La storia di questo tradimento poteva essere una ferita ma si è trasformata in una lezione filosofica universale: non si può rubare un lascito basato su valori profondi.
L'ambizione di questo studente ha rivelato la sua vera natura ma ha anche rafforzato l'autenticità e la legittimità del Maestro PHAM Xuân Tong.
Il Qwan Ki Do continua ad esistere allo stato puro nella International Qwan Ki Do Federation, protetto da Su Vinh Maï Lan e Su Bao Xuân Tam, coloro che hanno ricevuto questo patrimonio attraverso la fiducia, l'onore e la volontà del Maestro PHAM Xuân Tong.
Concluderei le mie parole semplicemente dicendo, questa è la vittoria della verità!
Vo Su Dominique Fèvre