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Il Santuario di Crea, come vi dicevo nel post precedente custodisce una vera chicca rinascimentale: la Ca****la di Santa...
10/07/2025

Il Santuario di Crea, come vi dicevo nel post precedente custodisce una vera chicca rinascimentale: la Ca****la di Santa Margherita, dipinta tra il 1474 e il 1479 dal cosiddetto “Maestro di Crea”.

Voi sapete la mia passione per l’agiografia, per tutte le storie di Santi e Sante degne di una serie Netflix, ricche di colpi di scena, effetti speciali (dovrei chiamarli miracoli lo so) e rarissimi - se non impossibili - lieti dine.

Ecco, dietro l’altare maggiore potete trovare un vero e proprio fumetto che narra la perigliosissima vita di Margherita, patrona delle partorienti (poi ci arriviamo)

Come tutte le belle fanciulle degli albori della cristianità, si rifiuta di sposare il prefetto di turno.
E quindi, via di t*rture: prima rinchiusa in prigione dove la viene a trovare il diavolo, un drago se la mangia e lei gli fa esplodere la pancia (ecco spiegato il suo patronato) poi la bruciano e tentano di bollirla in un calderone, alla fine propendono per la dec*pitazione.

Tutta la vicenda viene narrata con un’estrema ricchezza di dettagli, dai ricami degli abiti, alle acconciature delle dame, alle pose maldestre degli aguzzini.

PS. Nell’aula accanto è esposta la sinopia della scena del calderone: dateci un’occhiata e scovate le differenze con l’opera definitiva!

Di Sacri Monti ne esistono 2 in Lombardia e ben 7 in Piemonte.Sono complessi architettonici unici nel loro genere: non s...
02/07/2025

Di Sacri Monti ne esistono 2 in Lombardia e ben 7 in Piemonte.
Sono complessi architettonici unici nel loro genere: non se ne vedono in altri luoghi d’Italia.
Nati in seno alla Controriforma, si rivelano un validissimo strumento per raccontare ai fedeli la storia sacra in modo coinvolgente ed evocativo, per allontanare la presenza sempre più pericolosa degli eretici che, a dirla tutta, abitano i territori al di là delle montagne, e sono davvero più vicini che mai.

Sabato, dopo un pranzo rigorosamente locale (il fritto piemontese l’ho lasciato nel piatto, perdonatemi), abbiamo deciso di sgranchirci le gambe visitando il Sacro Monte di Crea (Alessandria).

Siamo nel cuore del Monferrato e qui, nel 1589, Costantino Massino, priore lateranense del Santuario della Madonna Assunta, decide di costruire una copia del Sacro Monte di Varallo, esattamente attorno alla chiesa, importante meta di pellegrinaggi religiosi.

Rispetto agli altri che ho visitato, questo risulta più dimesso, a tratti alcune statue nelle cappelle del percorso sono sgretolate, gli affreschi mal tenuti.
Purtroppo l’incuria, l’umidità e i Francesi (decidete voi a chi dare la maggior parte della colpa), non hanno giovato alle opere del Moncalvo, dei Prestinari e de Wespin, nonostante i restauratori abbiano tentato di preservare il più possibile.

Piccola chicca: prima di uscire dalla chiesa date un’occhiata alla collezione di ex voto, che sono stati recentemente catalogati, in quanti beni dall importante valore storico, etnografico e devozionale.
(Guardate le ultime foto del carosello! 👉🏻)

Ci sarebbe da raccontare anche la splendida ca****la dedicata a Santa Margherita, ma questa merita un post a parte!

Ci sono fotografi che definiremmo mainstream.Quelli che conoscono tutti, di cui vediamo gli scatti stampati sulle borse ...
30/06/2025

Ci sono fotografi che definiremmo mainstream.
Quelli che conoscono tutti, di cui vediamo gli scatti stampati sulle borse di tela, sulle magliette, a volte anche esplicitamente citati nelle pubblicità.

E poi ci sono quelli che hanno fatto la storia ma che se ne stanno un po’ in disparte, perché vivono una fotografia silente, timida, ovattata come il rumore dei passi sulla neve, a volte dura e profonda come le pieghe sulla pelle delle vecchie donne calabre, disperata come i brevi versi delle poesie.

Mario Giacomelli è stato uno sperimentatore, un alchimista, un fotografo che amava mischiare parole e scatti, punti di luce e virgole, il bianco e il nero.

A Giacomelli piacevano le parole, soprattutto quelle scritte da altri.
C’è una sezione della mostra a lui dedicata a che traduce in immagine l’Infinito di Leopardi, la Caroline Branson dell’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Master e le poesie di David Maria Turoldo.

E ancora dona corpo e dimensione alle poesie racchiuse nel “Canto dei nuovi emigranti” di Franco Costabile, che omaggia la sua terra - la Calabria - che vive negli anni ‘80 il dramma dell’emigrazione.

Ce ne andiamo.
Ce ne andiamo via.

Ce ne andiamo
con dieci centimetri
di terra secca sotto le scarpe
con mani dure con rabbia con niente.

Dai paesi
più vecchi più stanchi
in cima
al levante delle disgrazie.

Senza
sentire più
il nome Calabria
il nome disperazione.

Una mostra delicata, dall’allestimento povero ma di forte impatto, che accarezza e insegue le scelte del fotografo.

Avete tempo fino al 7 settembre per tuffarvi nel silenzio degli scatti di Mario Giacomelli, nel centenario della sua nascita.

È risaputo che anche i musei in estate si riposano un po’.Le mostre in programmazione non hanno nomi di grande richiamo ...
19/06/2025

È risaputo che anche i musei in estate si riposano un po’.
Le mostre in programmazione non hanno nomi di grande richiamo nei titoli, non ci sono code chilometriche di appassionati in attesa di passeggiare tra le sale di Palazzo Reale.

I turisti stanno tutti lì: in fila alle Terrazze del Duomo, schiacciati contro il muro del palazzo di fronte a Santa Maria delle Grazie in cerca dell’ultimo filo di ombra alle 13:00, stipati nella cortili del Castello Sforzesco o sotto gli alberi subito dopo la Porta del Barco.

Pensavo non ci fossero margini per sollevare un po’ il livello culturale in questa afosa estate milanese, e invece mi sono ricreduta.

Vi invito quindi a visitare una piccola - ma deliziosa e affascinante - mostra in quel gioiello di museo che sono le di Milano, in Piazza Scala.

“Una collezione inattesa. La Nuova Arte degli Anni Sessanta e un Omaggio a Robert Rauschenberg”, questo il titolo dell’esposizione che chiuderà il 5 ottobre.

60 opere che illustrano le rivoluzioni formali e teoriche portate dai grandi nomi dell’arte italiana e internazionale.

Yves Klein, Lucio Fontana, Giulio Paolini, Jannis Kounellis, Roy Liechtenstein per citarne alcuni.

Potrete (letteralmente) camminare sull’opera di Carl Andre, osservare da vicino quel blu cosi perfetto di Klein, strabuzzare gli occhi davanti alla serie dei Vesuvius di Warhol e desistere nel toccare le opere di Rauschenberg, di cui celebriamo il centenario della sua nascita.

La mia sala preferita? Quella che mette a dialogo i Mao e le Marilyn di Warhol con Paolini e Rosenquist.

Piccola info per i miei amici brianzoli: buona parte delle opere esposte arriva dalla Collezione Luigi e Peppino Agrati, sì… proprio quelli di bulloni di Veduggio.

Lunedì prossimo inizia quel periodo dell’anno in cui la sottoscritta stacca letteralmente la spina.O meglio, direi che m...
06/06/2025

Lunedì prossimo inizia quel periodo dell’anno in cui la sottoscritta stacca letteralmente la spina.
O meglio, direi che metto il pilota automatico.

Da lunedì si apre la stagione “degli americani”, dove ci butto dentro quel minestrone di anglofoni (o presunti tali) che devo scarrozzare a destra e a manca a Milano e sul Lago di Como.

Saranno tre mesi di Cenacoli, Castelli e Terrazze del Duomo, di racconti pieni di aneddoti, pochi nomi complicati e pochissime date.
Saranno mesi in cui parlerò di Leonardo tutti i giorni e racconterò del passaggio segreto di Ludovico il Moro, indicherò montagne, guglie e cupole, passeggerò in Via Dante tra camerieri che chiedono se voglio mangiare una pasta al sugo dal dubbio aspetto cromatico.

Però chiudo una stagione ricca di gioie e soddisfazioni, ho raccontato quadri, guidato gruppi, progettato percorsi per le scuole, stretto manine, allacciato scarpe, disegnato mappe, ritagliato cornici, letto ad alta voce albi illustrati.

Sono grata di ciò che faccio e delle persone che ho conosciuto quest’anno, dei nuovi intrecci lavorativi che sono nati, della fiducia che mi hanno dato sconosciuti, di altri che mi hanno confermato che l’impegno ripaga sempre, di chi ha dato la possibilità a me e alle mie fantastiche di dimostrare il nostro valore e la nostra professionalità.

Ora iniziano tre mesi diversi, ma mi piace sempre ricordare che la parte che più amo del mio lavoro è indicare cose strambe in quadri giganti a bambini e bambine attenti e curiosi.

Ci sono sogni che non muoiono mai, nemmeno quando chi li ha immaginati si spegne per sempre.E così, al Rossini Art Site ...
22/05/2025

Ci sono sogni che non muoiono mai, nemmeno quando chi li ha immaginati si spegne per sempre.
E così, al Rossini Art Site di Briosco, nonostante la dipartita di Alberto, l’artefice del parco di arte contemporanea più celebre della Brianza, si continua a progettare e a tenere vivo il suo desiderio di portare arte in un territorio troppo spesso tacciato di essere arido e restio allo strambo mondo della scultura contemporanea.

Sabato è stata inaugurata la mostra “LAMP DOG E ROCK GARDEN - Dennis Oppenheim”, che rimarrà aperta fino al 2 novembre, giorno della chiusura stagionale del parco.

Dennis Oppenheim è un artista che conosce Alberto nel 1997 e per lui progetta Lamp Dog, un cane di fil di ferro con una serie di lampade vintage inserite nei punti corrispondenti agli organi interni dell’animale.
Tra le cose che più mi piace raccontare quando accompagno è il fatto che Alberto decise di impiegare le attrezzature e le risorse dell’azienda di famiglia, la Ranger Italiana S.p.A., invitando gli operai stessi ad affrancarsi per un breve periodo di tempo al lavoro in officina per avvicinarsi al mondo dell’arte contemporanea.

E se Alberto era tenace nel suo sogno di rendere l’arte a portata di tutti, Oppenheim - dal canto suo - pretese stoicamente che le lampade vintage fossero acquistate presso mercati, antiquari e rigattieri, per realizzare poi 9 Lamp Dogs, 4 dei quali restarono al collezionista brianzolo.

La mostra, allestita presso la Casa della Pace di Fuksas, presenta inoltre il progetto (mai realizzato) del Rock Garden, un piccolo edificio realizzato in pannelli di vetro colorato dalle forme irregolari e sfaccettate, nato per essere vissuto staticamente come rifugio o velocemente come passaggio coperto.

Cosa mi è piaciuto di più? L’allestimento! Da grafomane quale sono ho davvero apprezzato i post it che commentano foto d’epoca e le lunghe mail tra Alberto e l’artista.

Cosa aspettate?
La mostra vi aspetta al , via col del Frejus 3, Briosco, tutte le domeniche dalle 10.30 alle 18.30

Ci sono luoghi che raramente vengono richiesti dai grandi gruppi.Luoghi fuori dalle strade più battute, dai grandi nomi ...
20/05/2025

Ci sono luoghi che raramente vengono richiesti dai grandi gruppi.
Luoghi fuori dalle strade più battute, dai grandi nomi di città, lontani dai classici tour di massa.

La chiesetta di San Giorgio a Mandello è uno di questi.

E io, quando riesco a portarci un gruppo di visitatori sono estremamente felice.

La felicità è data da un insieme di fattori: la vicinanza a casa, il luogo dove si trova (su una rupe a strapiombo sul Lago di Como), il periodo storico di cui devo parlare (medioevo) e cosa vedranno i miei clienti.

Appena varcata la soglia gli occhi sono colpiti dalla moltitudine di uomini e donne dipinti sulle due pareti laterali; si tratta di santi e sante, eletti e dannati, angeli e demoni, che raccontano un tema a me molto caro: il giudizio universale.

Peccato che il grande affresco che illustra il demonio e i peccati capitali, solitamente, se ne sta sulla controfacciata, come se fosse un ultimo monito al fedele al termine della messa, prima di tornare alla propria vita quotidiana.

In questo caso invece, un grande albero uncinato campeggia sulla navata destra, con uomini infilzati tra i rami e cartigli che ne evidenziano il grande peccato commesso.

Di fronte a questo una schiera di beati e santi ben in fila entro le mura del paradiso, mentre i Santi Pietro e Paolo se ne stanno sull’uscio, accogliendo gli eletti appena usciti dai loro loculi.

Un paio di chicche che su cui mi piace sempre soffermarmi: il Purgatorio e il limbo dei bambini m%rti e non battezzati.

Fateci un salto!
Scoprirete che i luoghi più incantevoli sono quelli timidi, defilati, che se ne stanno in cima ad una rupe o nascosti tra le sponde di un fiume, in attesa di un curioso osservatore, pronto a conoscerne la storia

Oggi è la   ma lavoro.Anzi, dico che è la festa della mamma E lavoro.Lavoro perché l’ho scelto, lavoro perché mi piace, ...
11/05/2025

Oggi è la ma lavoro.
Anzi, dico che è la festa della mamma E lavoro.

Lavoro perché l’ho scelto, lavoro perché mi piace, lavoro perché mi rende felice.

Ma mi rende felice anche stare con le mie figlie, avere la possibilità di scegliere questo o quello, di richiedere e ottenere l’epidurale, poter decidere se allattare o meno, se mandarla all’asilo nido a 4 mesi senza gli occhi giudicanti degli altri.
Mi rende felice prendermi del tempo per me, leggere un libro, stirare la pila di panni domani, scegliere di indossare quella maglietta anche se mi si vede un po’ la pancia.
Mi rende felice sapere che se mia figlia sta male c’è una collega pronta a darmi il cambio, avere la certezza che si sopravvive anche se non ho tagliato l’etichetta del vestito ed è scoppiata la terza guerra mondiale, essere sicura di non essere giudicata perché pretendo di non lavorare più obbligatoriamente la domenica oppure perché chiedo un part time, non avere paura della maternità in partita iva, non dover più vedere quegli occhi giudicanti perché lavoro il sabato, non sentite più mamme che fanno a gara per chi fa di più rispetto all’altra.

Ma io sono felice.
Sono felice di sapere che a casa le cose si fanno in due, che l’altra metà della mela mi appoggia sempre nelle mie scelte, che anche se litighiamo poi il bacio prima di dormire ce lo diamo lo stesso, che le bambine mi nascondono il disegno sotto il cuscino o dentro la borsa “così sai che se sei triste ci trovi lo stesso”, che gli obiettivi che mi sono data li sto raggiungendo.
E se anche così non fosse, chissene frega.

Mi renderebbe felice sapere che anche le altre mamme abbiano qualcuno a casa che fa quello che deve, quello che può, quello che è normale per un adulto che ha testa, due braccia e due gambe.

Mi rende serena avere la consapevolezza che se la mamma è felice allora lo è anche il bambino accanto a lei, e non viceversa.

Io sono felice perché faccio quello che posso con le mie possibilità e quando la sera chiudo la porta mi riconosco come donna e non solo come mamma.

Ph

Il nuovo Papa è agostiniano.E gli agostiniani chi sono?Per me, innamorata del Medioevo, sono uno degli ordini monastici ...
09/05/2025

Il nuovo Papa è agostiniano.
E gli agostiniani chi sono?

Per me, innamorata del Medioevo, sono uno degli ordini monastici con cui mi sono confrontata maggiormente nel mio percorso di studi.

Tra esami di arte e storia medievale, preparazione di percorsi dedicati al XIII secolo e, soprattutto, approfondimenti causa tesi di laurea (Jedburgh Abbey ❤️), la storia di questi frati tutti vestiti di nero appartenenti all’ordine mendicante mi ha sempre fatto compagnia.

Soprattutto perché in Brianza sorge un luogo legato a Sant’Agostino: un’area archeologica che racconta della domus di Verecondo, amico del santo, che lo ospita nella dimora per riposare.

Siamo a Cassago (LC) e il santo si intrattiene chiacchierando di filosofia coi sui amici. Grazie a questo “ritiro brianzolo” nascono i quattro Dialoghi: Contro gli Accademici, La Felicità, L’Ordine, La Grandezza dell’anima e i Soliloqui.

Il parco archeologico è una delle tappe del “Cammino di Sant’Agostino”, un percorso lungo 750 km che tocca santuari Mariani (una cinquantina) legati al Santo.
Il percorso ufficiale è quello che collega Monza a Pavia e poi questa a Genova.
E nel capoluogo brianzolo, la partenza è il Santuario di Santa Maria delle Grazie, accanto al Lambro.
Il traguardo è San Pietro in Ciel d’Oro ove riposano le spoglie, traslate qui per volere di Liutprando dopo un lungo viaggio che le ha portate dalla Sardegna a Genova.

In foto:
🏛️Rus Cassiciacum
⛪️Santa Maria delle Grazie, Monza
👑 San Pietro in Ciel d’Oro, Pavia
🏴󠁧󠁢󠁳󠁣󠁴󠁿Jedburgh Abbey, Scozia

Sabato ho potuto mettere un altro tassello al progetto a cui mi sto dedicando da oltre un anno.Ho deciso di mappare le o...
06/05/2025

Sabato ho potuto mettere un altro tassello al progetto a cui mi sto dedicando da oltre un anno.

Ho deciso di mappare le opere di Andrea Appiani in Brianza, per celebrare il pittore ufficiale di Napoleone Bonaparte, il primo artista di cui ho parlato quando è iniziata la mia avventura lavorativa come guida turistica.

Sono partita da Bosisio Parini e sono approdata a Monza.

In occasione di ho raccontato il rapporto tra Appiani e le famiglie reali che hanno abitato la
Prima gli austriaci, poi Eugenio di Beauharnais: tra gli affreschi della Rotonda che trattano la storia di Amore e Pische e il fondale dipinto con Bacco giovinetto nel Teatro di Corte della Reggia.

Sono soddisfatta, ho aggiunto un’altra destinazione a questa percorso itinerante, riconosciuto da Comuni, Enti e Musei.

Faccio fatica a sedermi e godermi l’obiettivo raggiunto, penso subito alla tappa successiva.
Ma ora mi prendo 5 minuti e ringrazio le mie colleghe di che mi hanno appoggiato in questa corsa all’ultima carta protocollata.

Nel prossimo post vi racconto qualcosa del Teatro, promesso!
🎭🎭🎭

Storia di un monaco che piuttosto che vedere gente, va a vivere in un albero.Mi trovo nel cuore dell’abbazia del Goleto,...
23/04/2025

Storia di un monaco che piuttosto che vedere gente, va a vivere in un albero.

Mi trovo nel cuore dell’abbazia del Goleto, vicino al centro abitato di Sant’Angelo dei Lombardi (AV).

La storia di questo complesso è legata alla figura di San Guglielmo di Vercelli il quale, al ritorno dal viaggio a Compostela che gli ha cambiato la vita, decide di procedere verso Gerusalemme.

Ahimè, trova un paio di scugnizzi in Irpinia che lo malmenano e lui, convinto sia un segno divino, decide di restare in questa terra fertile ma pericolosa per fondare alcuni monasteri: il più celebre quello di Montevergine.
Ma ahimè diventa gettonatissimo e lui vuole startene da solo, quindi decide di scegliere un altro luogo dimenticato da Dio tra boschi, fiumi e con un’escursione termica che nemmeno nell’Africa subsahariana: il Goleto.
Qui, dopo aver vissuto un paio di anni in un albero (‼️) costruisce un altro cenobio, addirittura doppio: da una parte le monache, dall’altra i monaci.
E qui poi tira le cuoia nel 1142.
Ultimo smacco? Il corpo viene successivamente traslato a Montevergine, ma si può dire che il cuore del santo resta al Goleto.

Qui si percepisce un’atmosfera unica, sospesa nel tempo.
Dove una torre altomedievale colma di reimpieghi romani dialoga con ciò che resta di un edificio a croce greca, decorato da stucchi e privo della grande cupola centrale.
Dove la gotica ca****la di San Luca, pronta ad ospitare reliquie del santo, si affaccia su una scalinata pienamente Settecentesca.

Insomma, quei mix and match che mi piacciono tanto.

Ultimo ma non meno importante:
Standing ovation per il nostro Guglielmo, che quando istituisce il monastero dispone che l’autorità suprema sia rappresentata dalla Badessa, mentre ai monaci viene affidato il servizio liturgico e la cura della parte amministrativa.

Ah, per chi se lo stesse chiedendo: l’ingresso è gratuito!

Correre in una sala affrescata sarebbe il mio sogno ora che sono adulta.Soprattutto se gli affreschi raccontano di batta...
09/04/2025

Correre in una sala affrescata sarebbe il mio sogno ora che sono adulta.
Soprattutto se gli affreschi raccontano di battaglie, cavalieri, di zodiaco e di figure mostruose.

Io non ho potuto correre nella Sala di Giustizia della Rocca di Angera, ma alle mie figlie ho lasciato la libertà di farlo.

Sotto gli occhi giudicanti dei soldati di Ottone Visconti, vittoriosi contro i Torriani dopo lo scontro sanguinoso a Desio nel 1262.

Le figure che vedete in queste immagini fiorino dipinte tra il 1314 e il 1316 da un frescante locale per volere di Matteo, nipote di Ottone.

La scena più celebre vede Ottone a cavallo che impone ai suoi soldati di lasciare in vita Napo della Torre, acerrimo nemico ormai inginocchiato ai suoi piedi.
Verrà poi tratto nella prigione del Baradello di Como, mentre Ottone rientra vittorioso a Milano accolto dal popolo (si notano i rappresentanti degli ordini monastici riconoscibili dai colori dei loro abiti).

Sopra alle scene di battaglia ci sono i segni zodiacali e il relativo pianeta governatore, oltre a figure mostruose.
Posizione importante la Dea Fortuna.

Insomma, un bel programma iconografico per ricordare che alla sconfitta dei Torriani ha contributo anche la Fortuna, che concede ai valorosi e magnanimi Visconti il favore divino.

Insomma, ha deciso tutto l’Altissimo e noi non ce ne siamo resi conto.

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