14/07/2025
Hyperico o erba di San Giovanni
🌼 In fitoterapia:
Utilizzata da secoli come antidepressivo naturale (grazie all’ipericina e iperforina).
Ha anche proprietà:
lenitive
antinfiammatorie
cicatrizzanti
antivirali
Si applicava in olio infuso (olio rosso) per scottature, ferite e dolori muscolari.
Erba di San Giovanni
Raccoglieva tradizionalmente la notte del 23-24 giugno, festa di San Giovanni Battista.
Si diceva che l’iperico:
Proteggesse da influenze maligne e spiriti cattivi
Allontanasse i fulmini e gli incubi
Veniva appeso alle porte, bruciato nei falò solstiziali o portato addosso come talismano protettivo.
Origine mitologica del nome “Hypericum”
Deriva dal greco ὑπέρεικος (hyper-eikon): "sopra l’immagine", cioè sopra le raffigurazioni sacre o idolatriche — indicativo di una pianta che protegge da influenze spirituali o maligne.
Ecco il passo originale latino tratto da Plinio il Vecchio, Naturalis Historia — Libro XXVI, paragrafo LIII (§ 85), con la traduzione italiana:
“eadem praestat hypericon — alii chamaepityn, alii corissum appellant —, oleraceo frutice, tenui, cubitali, rubente, folio rutae, odore acri, semine in siliqua nigro, maturescente cm hordeo. natura semini spissandi. alvum sistit, urinam ciet, vesicae cm vino bibitur.”
“La stessa possiede l’iperico — altri lo chiamano chamaepitys, altri corissum — un arbusto erbaceo sottile alto un cubito, di colore rossastro, con foglie simili a quelle della ruta e odore acre. I semi sono contenuti in capsule nere, quando maturano assomigliano all’orzo. I semi tendono a ispessirsi. Cura la stitichezza, stimola la diuresi, e bevuto col vino procura beneficio alla vescica.
Ecco un secondo passo di **Plinio il Vecchio**, *Naturalis Historia* Libro XXVI, cap. LIV–LV (§ 86–87), che integra quanto già visto ed esplicita alcuni usi topici e per infiammazioni, inclusi pleuriti e problemi alla vescica:
Est aliud hypericon, quod aliqui caro appellant, folio tamaricis — et sub ea nascitur —, sed pinguioribus foliis et minus rubentibus, odoratum, palmo altius, suave, leniter acutum. vis semini excalfactoria, et ideo inflammationem facit, sed stomacho non inutile, praecipuum ad stranguriam, si exulcerata non sit vesica. medetur et pleuriticis ex vino potum.
Vesicae autem callithrix trita simul cm cumino et data ex vino albo… eicit calculos.
«Esiste un altro “iperico”, che alcuni chiamano *caron*, con foglie simili a quelle del tamarisco, più carnose e meno rossastre, profumato, alto circa un palmo (20–25 cm), dal sapore gradevole e leggermente piccante. Il seme ha azione riscaldante, può provocare infiammazione, ma non è dannoso per lo stomaco; è soprattutto indicato per la stranguria (difficoltà/fastidio urinario), purché la vescica non sia ulcerata. Si usa anche per la pleurite, preso con vino.»
Plinio quindi distingue almeno due varietà di iperico:
1. Iperico comune (cap. LIII): agisce su intestino, diuresi e vescica.
2. Iperico “caron (cap. LIV): per infiammazioni, pleurite, problemi urinari e blocchi vescicali.
Le indicazioni comprendono **uso topico**, rimedi per ferite, infiammazioni e disturbi respiratori/urinari; alcune applicazioni includono la miscela con vino o cumino, usi differenti a seconda delle specie descritte.