11/09/2024
ALMANACCOSTORICOCEGLIESE
10.9.1688
NASCE LOMBARDI DONATO MARIA - SACERDOTE - DOTTORE DELL'UNA E DELL'ALTRA LEGGE
Figlio di Rocco e Donata Erriques icevette la prima tonsura il
26.2.1796, a soli otto anni, dal Vescovo di Oria Carlo Cuzzolino. Il 5.5.1704, prima di accedere agli
ordini minori, era stato costituito il suo Patrimonio Sacro che gli avrebbe permesso l’autonoma sussistenza
durante l’esercizio del suo ministero sacerdotale. Dai documenti conservati nell’Archivio Storico
della Curia di Oria si viene a conoscenza che i fondatori del suo Patrimonio Sacro erano stati il
padre e lo zio sacerdote, don Simeone Lombardi. Tra i beni stabili che gli furono assegnati è descritta
anche la casa dove lui dimorò sino alla morte, avvenuta nel 1752: «...un palazzo consistente in una
sala, tre camere, cucina con piancara e loggetta sopra, con cisterna, un cellaro grande et un altro più
piccolo da tener vino sito e posto detto cellaro sotto detto palazzo in loco vulgariter nuncupato nella
contrada della Santissima Nunziata».
La figura di Donato Maria Lombardi è stata attentamente ricostruita da Mons. Gianfranco Gallone
nel volume “Uno sguardo su Ceglie nella prima metà del ‘700. La relazione dell’Arciprete Donato
M. Lombardi”, edito nel 2008. Ordinato sacerdote a soli 23 anni il 19.12.1711 dal Vescovo Tommaso
Maria Francia, il 25.7.1715 viene nominato Arciprete dell’insigne Collegiata di Ceglie, avendo superato
brillantemente l’esame particolare. Da tre anni era già Rettore del Seminario di Oria e docente di
Filosofia e di Teologia nello stesso. Prese possesso dell’arcipretura curata non ancora ventisettenne,
un autentico record! L’Arciprete Lombardi era persona dotata di grande ingegno, uomo colto e perspicace.
Bruciò le tappe della carriera ecclesiastica svolgendo il ministero di Arciprete nella sua città
per 380anni di seguito. Nella Relazione da lui redatta in occasione della Visita Pastorale a Ceglie del
Vescovo Mon. Castrese Scaja, datata dicembre 1747-gennaio 1748, si trovano molti riferimenti diretti
ed indiretti alla sua persona e al suo ministero. Egli afferma di amministrare personalmente la cura
delle anime e, se impedito per malattia o per altra causa grave, di avvalersi della collaborazione del
Canonico Giovan Battista Majullo o del Rev.do don Biagio Argentiero. Questi sacerdoti si prestavano
“per mera cortesia”, senza ricevere compenso alcuno. Ma Lombardi, aggiunge: «Procuro bensì non
esserle ingrato in tutto quello che posso e che vogliono». Per l’assistenza ai malati gravi egli provvedeva
direttamente o tramite i suoi collaboratori, non mancando di ringraziare la generosità di un altro
sacerdote come don Angelo Epicoco, definito “di buona voglia”. Riferendosi al dovere del parroco di
tenere le omelie al popolo e il metodo da lui adoperato, scrive a proposito di farlo “coll’aiuto di Dio,
da che esercito, benché indegnamente la cura, faccio i sermoni parrocchiali al Popolo nelle Domeni-
che, e mi avvaglio di questo metodo, prima spiego lo sacrosanto Vangelo in volgare e poi dal detto
Vangelo mi stendo con stile piano e facile a dimostrare la bellezza di qualche virtù o la bruttezza di
qualche vizio, o pure di mano in mano qualche verità massiccia della nostra Santa Fede e procuro
chiudendo con qualche esempio detti approvati, secondo che il Signore colla sua Santissima grazia mi
assiste e ci spira”. Don Donato Maria insegnava il catechismo ai fanciulli ai quali si univano altri fedeli:
«...ne’ in questo ministero vengo aggiutato da altri, benché li Clerici ed anche qualche Sacerdote,
prestano la loro assistenza, perché ed ho il genio farla io, conoscendo l’obligo del Parroco che benevolmente
proprie pascere oves, quantunque nell’amministrazione delli Santi Sacramenti mi avvaglio
d’altri, e poi tengo sodisfatti li padri e madri de’ fanciulli, che non sana così, se si farla quest’ufficio
da altri, sintanto il Signore per sua infinita misericordia ci darà forza ed aggiunto». Egli riporta anche
infiniti particolari sull’ordinamento che governavano la vita religiosa cittadina, non mancando di aggiungere
meticolose disposizioni, come per esempio, quelle sulle processioni e le funzioni liturgiche.
Scrive, inoltre, di aver introdotto un nuovo metodo nella registrazione dei matrimoni e per quanto
concerneva il Libro dei Defunti chiosa «da un solo nome si ha la cognizione sino al terzo de’ suoi
ascendenti, per facilitare la ricerca d’un Arbore». Il sacerdote possedeva una discreta biblioteca di
cui elenca al Vescovo alcuni autori. L’Arciprete Lombardi morì a 64 anni, dopo lunga malattia, il
30.8.1752 e fu sepolto nella cripta della Chiesa matrice di Ceglie. Grazie a lui, in particolare alla sua
relazione e al volume di Gallone, abbiamo una visione più chiara ed esaustiva sulla società cegliese
della prima metà del XVIII secolo.