08/07/2023
Lunga, stretta, silenziosa. E buia, tranne lo squarcio di un azzurro abbagliante.
Lui non voleva muoversi quell'afoso pomeriggio di luglio, ma poi cedette alle insistenze della moglie, la viceregina.
Doveva essere di animo mite e gentile il viceré marchese di Camarassa. Cedette il suo posto nella carrozza alle figlie, perché stessero più comode, e si sedette sullo sgabello di sinistra, con il volto verso le facciate dei palazzi.
La scorta, che per tutto il tragitto [da piazza del Carmine fino a Sa Costa (=via Manno), su per la salita del Balice (=via de Candia), ingresso dalla porta del Leone, salita di Santa Caterina (via Canelles)] aveva circondato la carrozza, era stata costretta a dividersi per la strettoia dell'ultimo tratto, lasciando scoperte le fiancate.
I congiurati avevano previsto tutto, persino che il viceré non avrebbe osato passare nella Calle Mayor (via La Marmora), dove si trovava il palazzo Castelvì.
Si piazzarono dietro la grata di una finestra, a livello strada, che dava proprio sulla strettoia. Stavano in ascolto, attendendo i fischi che, provenienti da un complice che faceva da palo sul bastione, annunciavano l'arrivo della carrozza.
A quei tempi (1668) l'arma da sparo più diffusa era l'archibugio*. Per sparare il colpo si doveva eseguire una sequenza di azioni: carico-miro-sparo. La prima fase era decisamente lunga: il tiratore poneva della polvere fine nello scodellino e lo richiudeva, dopo di che infilava la polvere grossa e la palla di piombo nella canna (anteriormente) pigiando tutto sul fondo con un'asta di legno.
È evidente che il fischio doveva avere anche la finalità di calcolare il tempo occorrente per caricare l'archibugio.
Improvvise e rimbombanti partirono all'unisono alcune micidiali archibugiate. Il povero vicerè venne colpito in pieno da 20 pallettoni. Si accasciò ai piedi della consorte, sotto gli occhi delle figlie. Esse rimasero incolumi solo perché i colpi furono sparati a distanza estremamente ravvicinata.
*La prima vera arma da fuoco portatile capace di garantire una certa precisione nel tiro. E di fare enormi danni.(spezzava le ossa)
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