
19/08/2025
Le saline di Trapani, attive da circa 2 700 anni fin dai tempi dei Fenici, rappresentano un patrimonio storico, culturale ed economico senza eguali in Sicilia. Gli insediamenti fenici scelsero queste coste per la produzione del “sale marino”, vero oro bianco che serviva per conservare il pescato – sgombro e tonno – e le carni, garantendo la prosperità delle prime comunità costiere. Nel Medioevo, grazie ai Normanni, agli aragonesi e a figure come il geografo Idrisi, Trapani divenne un crocevia commerciale: il sale, con il monopolio statale e poi privato, si esportava verso tutta Europa.
Oggi, l’attività saliniera continua seguendo metodi tradizionali: l’acqua solforata si lascia evaporare in ampie vasche nei mesi estivi, fra maggio e agosto, sotto il sole e il vento siciliani, fino alla raccolta manuale del sale tra luglio e agosto . La Riserva Naturale Orientata delle Saline di Trapani e Paceco, istituita nel 1995 e gestita dal WWF, protegge quasi 1 000 ha di paesaggio unico, habitat di 200 specie di uccelli, inclusi fenicotteri rosa, avocette e aironi.
Il sale di Trapani gode di riconoscimento IGP dal 2011 e rappresenta uno dei sali artigianali italiani più apprezzati . Fra le saline più note spiccano le Saline di Nubia, dove sorge il Museo del Sale: ospitato in una “casa salaria” seicentesca con mulino a vento, il museo espone utensili antichi (ruzzoli, pale, tagghia, spira di Archimede, macine) per raccontare la storia secolare dei salinari.
Il paesaggio, soprattutto al tramonto, diventa spettacolo: specchi d’acqua che riflettono i mulini, cumuli scintillanti e rosate masse di fenicotteri creano un’esperienza unica, testimonianza viva dell’interazione fra uomo e natura.
L'immagine, generata in IA, ha solo scopo rappresentativo.
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