03/05/2025
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BANDITE COCCOLE E MANIPOLAZIONI!
Un errore frequente quanto comprensibile, quando ci si approccia ad animali selvatici, è quello di lasciarsi andare a manifestazioni di affetto e trasporto che sfociano in un contatto fisico diretto e prolungato. Questo perché moltissimi animali, in particolare i più giovani, suscitano inevitabilmente empatia: se questo porta moltissime persone a prelevarli impropriamente dal loro habitat naturale -problema già affrontato in un altro articolo- induce a commettere altri errori di gestione anche dopo il prelievo. A parziale discolpa di costoro, va detto che ci vogliono davvero tanta esperienza, fermezza e conoscenza del selvatico in questione per gestirlo correttamente e al meglio, evitandogli così stress inutili: in certi casi, per un profano che cerca semplicemente di fare del suo meglio e in buona fede, può essere davvero molto difficile resistere alla “tentazione” di incappare in svarioni grossolani che possono comportare in alcuni casi conseguenze anche molto gravi per l’animale in questione.
Ferma restando la questione imprinting con relativa e malsana confidenza nei confronti dell’umano, argomento da trattare a parte, bisogna tenere bene a mente un concetto chiaro ma -a quanto sembra- difficile da comprendere per alcuni: non stiamo avendo a che fare con animali domestici. Cani e gatti sono animali selezionati per vivere con noi, abituati al contatto prolungato col compagno umano e dunque abituati a carezze, coccole ed effusioni. Gli animali domestici, pur con le dovute limitazioni (anche in questi casi ci sono limiti da non superare), arrivano talvolta a cercare l’interazione e sono confortati dalla presenza del padrone. Ebbene, quando si ha a che fare coi selvatici, è tutto un altro campionato. Dal loro punto di vista, l’uomo è un nemico da evitare: in molti casi viene visto come un predatore, in altri semplicemente come un elemento di disturbo o una presenza sgradita da cui prendere le distanze. Ecco perché, se le carezze sono elargite sicuramente in buona fede e col chiaro intento di trasmettere benessere e rassicurazioni, dal punto di vista dell’animale in questione le carezze e le coccole possono significare terrore puro. Di conseguenza, spesso si assiste a persone amorevoli che accarezzano un selvatico in difficoltà, che trema immobile e impaurito palesando stress ai massimi livelli. Accade soprattutto con i mammiferi, specie se giovanissimi: in quest’ultimo caso è alto il rischio di renderli confidenti con l’uomo, conseguenza da evitare a ogni costo, ma nel caso di animali adulti questo comportamento errato nei loro confronti provoca tachicardia, iperventilazione e malessere. Questi animali possono arrivare a sentirsi predati e perduti, in casi limite possono avere anche ripercussioni emotive talmente pesanti da portarli a una morte precoce.
Le “prede pure” sono i più soggetti a queste situazioni, in primis i caprioli: quando un esemplare è in difficoltà, chi lo soccorre finisce spesso per accarezzarlo con le migliori intenzioni. L’animale, dal canto suo, palesa sguardo sgranato e finisce per avere vere e proprie crisi di panico che possono sfociare anche in uno stato di immobilità: quest’ultimo spesso viene interpretato come tranquillità (“Visto? Ho tranquillizzato Bambi!”) ma in realtà è un meccanismo di difesa attivato dallo stress eccessivo e che può compromettere seriamente la salute a lungo termine dell’animale. Altri animali, se manipolati a scopo di rassicurazione, possono comunque avere reazioni pericolose nei confronti dell'aspirante soccorritore: ghiri e scoiattoli, se tenuti in mano, possono assestare morsi dannosi, potenti e precisi. Carnivori come faine, martore e puzzole possono reagire alla paura derivante dal contatto e dalle carezze aggredendo il soccorritore. Volpi e tassi, se impauriti e impossibilitati a muoversi, possono reagire attaccando chi si avvicina e infliggere gravissime ferite con un singolo morso. Altri animali, come piccoli uccelli e pipistrelli, sono talmente delicati che possono essere inavvertitamente danneggiati essi stessi da chi cerca di maneggiarli. E quando si parla di uccelli, anche i rapaci possono infliggere beccate e artigliate dolorose se afferrati impropriamente da un profano.
La regola generale dev’essere quella di non manipolare mai più del dovuto un selvatico: sarebbe preferibile che se ne occupasse personale esperto, a meno che non si tratti di soggetti semplici da maneggiare e far pervenire a un CRAS come piccoli uccelli o ricci. Ma soprattutto, siano sempre bandite coccole e manipolazioni: se un selvatico dev’essere necessariamente trattenuto alcune ore prima del conferimento a un centro autorizzato, deve tassativamente essere lasciato tranquillo e manipolato il meno possibile. Movimenti lenti e tranquilli per spaventarlo il meno possibile. Per lo stallo temporaneo sarebbe preferibile una scatola di cartone arieggiata ma chiusa, o un trasportino coperto da un lenzuolo in modo che l’animale possa restare al buio, in silenzio e tranquillo in attesa di soccorso. Il contatto fisico deve esserci solo se e quando strettamente necessario.
Ricordate: quelle che dal nostro punto di vista sono carezze di benevolenza, empatia e rassicurazione, dal loro punto di vista sono stress e terrore. E se le carezze nei confronti di una meraviglia della natura possono restituire a noi un senso di piacere e di benessere, per loro possono significare solo un pessimo quarto d’ora a temere per la propria vita in un coccoloso preludio di predazione.