29/05/2025
Pillole di storia e arte
Con il professor Luigi Nicoli.
OCRE E La chiesa di San Paolo.
Ocre è il nucleo più antico dell’altopiano di Leonessa, come sta dimostrare il rinvenimento, nel settembre del 1962, di una necropoli con alcune tombe a fossa databili tra il IX e il VII sec a. C. in località Campo Grande. Le genti che popolavano il sito (considerando la presenza del vicino toponimo NARNATE composto da “Nar” più il suffisso “Natum”, per cui Narnate è luogo dove nasce il fiume Nera, e che “Nahar” secondo Plinio designava sia il fiume sia i suoi affluenti tra i quali il C***o) dovevano verosimilmente appartenere al gruppo etnico dei NAHARKI, citato più volte nelle Tavole di Gubbio. Si tratta di genti appartenenti all’etnia dei Paleoumbri), tribù indoeuropee stanziatisi nell’Italia Centrale a partire dal XIII secolo a.C. Intorno all’XI secolo a C. I Naharki, si Iinsediarono sui monti tra il Velino e il Nera, come si confaceva ad un popolo di pastori che scendeva a valle per la transumanza, nel territorio delimitato a Nord dal perimetro ideale Norcia, Cascia, Leonessa, Contigliano, Piediluco; a Sud dalla linea Terni, Spoleto, Todi (Monti Martani).
La loro lingua era costituita da una sorta di dialetto derivante dall’Umbro. Proprio da questo idioma indoeuropea deriva il toponimo “OCRE”, con i derivati OCRICCHIO, OCRICOLI, che compare nella Tavola VI (I sec. a C.) dal v. 25 al 34 delle Tavole di Gubbio e che si ritrova in varie zone dell’Umbria, dell’Alto Lazio, dell’Abruzzo, sempre con il significato di “altura sacra fortificata della città”, rocca. Analogo significato troviamo nel termine greco ACROS da cui deriva “acropoli”. I INAHARKI dovevano abitare anche un castelliere pre-romano nei pressi del Colle Castiglioni, le cui vestigia sono state recentemente individuate.
Attualmente Ben conservate sono alcune abitazioni, l’antico forno comunitario recentemente restaurato dai volontari della Pro-Ocre, e alcune fontane. A loro si deve anche l’allestimento, nei locali dell’ex scuola, del “Museo della nostra Terra”: una ricca raccolta di oggetti e di foto della civiltà agropastorale, e non solo. In estate in questa struttura si organizzano conferenze con collegate visite guidate al museo.
LA CHIESA DI SAN PAOLO
La chiesa è ubcata all'interno del cimitero di Ocre, lungo l'antica strada per Rescia.
Fu fondata per volontà di Lallo di Nicola Scannolini nel 1364, unitamente a quella di San Giovanni in Casanova, e subito fu posta sotto la protezione della Basilica Lateranense, alla quale doveva essere corrisposto un censo di una libbra di cera. L’altare fu dedicato a “Dio, alla Madonna e a San Paolo Apostolo”. Nel 1647 il vescovo di Spoleto Canali la separò da San Donato di Torre al cui distretto apparteneva, eleggendola a Chiesa Parrocchiale. Nel 1666 con Breve di Alessandro VII la chiesa, con il relativo “beneficio”, fu legata ai preti della Colleggiata di Santa Maria del Popolo, di Leonessa, dalla quale fu poi separata nel 1827 e di nuovo eretta Parrocchia.
La chiesa nei secoli ha subito diversi ampliamenti e restauri. La facciata, a coronamento orizzontale, è pietra locale calcarea bianca; il portale, rettangolare è in pietra rossa locale con l’architrave sormontato da un frontone con faccia ricurva. Sopra il portale si trova una finestra rettangolare. All’interno la chiesa si presenta a navata unica rettangolare con la conca absidale decorata con un ciclo di affreschi votivi di elevata qualità pittorica, risalenti ai primi anni del XVII secolo.
Nel catino absidale domina una suggestiva Crocifissione con la Maddalena, inginocchiata ai piedi del Cristo, che abbraccia la Croce; a sinistra sono raffigurati la Madonna e San Pietro con le chiavi. Al di sotto di queste figure si trova la seguente iscrizione che riporta la datazione degli affreschi e che spiega il loro carattere votivo:”QUE (STE) TRE FIGURE LA FATA (FR)ABITIO. D. CORAVINO. P.S. DEVOTIONE. 1605.” A destra della Croce sono rappresentati i Santi, Giovanni Evangelista, Giovanni Battista e Paolo. Ai lati del gruppo della Crocifissione sono dipinti alcuni riquadri con dei Santi: a sinistra San Domenico e San Michele Arcangelo, raffigurato nell’atto di uccidere il diavolo con una lancia, e con la bilancia per pesare le anime. Accanto è Sant’Agostino. Nei riquadri di destra sono raffiguratati Sant’ Andrea con i pesci, Santa Margherita di Antiochia col drago e San Bernardino da Siena, con il suo famoso trigramma IHS. Anche la volta dell’arco (sottarco) è dipinta: al centro domina l’IHS; alla sua destra è rappresentata Santa Barbara con la torre, a sinistra Santa Lucia, con gli occhi su di una coppa. Lacerti di affreschi si trovano sia sul lato destro della conca absidale (San Paolo) sia sul sinistro (forse San Pietro). Le figure sono tratteggiate con forti linee di contorno e con colori dalle tinte vivaci e dalle forti lumeggiature. L’opera è attribuibile al pittore Umbro Antonio di Benedetto da Usigni.