12/05/2025
La musica Baul
I menestrelli erranti e Bob Dylan
Nel caos di odori e suoni delle città bengalesi echeggiano spesso le note mistiche della musica Baul. In un paese dove il tasso di alfabetizzazione è ancora basso e dove l’educazione primaria è gratuita solo da pochi anni, la musica (come il teatro di strada) è un potente strumento per veicolare idee, visioni e perfino programmi politici.
Così la musica “Baul”, nata nel Medio Evo, canta dell’amore divino, al di là delle razze, delle caste, dei sessi e delle religioni, sacralizzando l’umanità tutta. Questa musica ribelle che attinge tanto alla religione induista che a quella islamica, al buddhismo come al misticismo sufi, ha influenzato non solo la “musica di Tagore” ma perfino alcuni testi del cantautore Bob Dylan. Per ricongiungersi a Dio, secondo la musica Baul, non serve l’intercessione di preti o sacerdoti, brahmini o muezzin, ma solo l’ascolto del proprio Io interiore; quindi non servono templi o moschee, preghiere o riti religiosi. Le metafore spirituali dei musicisti girovaghi Baul parlano di amore, erotismo sacro, natura, in modo semplice e provocatorio per essere comprese da tutti.
E’ proprio questo approccio “anarchico” alla spiritualità che influenzò – sia pure indirettamente – il cantautore americano, soprattutto dopo la metà degli anni ’60. Molte canzoni di Bob Dylan riecheggiano temi Baul come “Mr. Tamburine Man” o “Shelter from the Storm”. Dal 2005 la musica Baul è Patrimonio Culturale Immateriale UNESCO
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