Viaggi Mitici di Silvia Marchetti

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01/07/2025

Il noto attore Ryan Gosling non immaginava che uno dei legami più profondi e sinceri della sua vita, sarebbe nato nel 2000 dietro le sbarre di un canile di Los Angeles.
Lì, in mezzo a tanti animali in attesa di un adozione, c’era anche George, un cane anziano, dall’aspetto trasandato, che nessuno degnava di uno sguardo. Nessun pedigree, nessun trucco simpatico. Solo una presenza silenziosa, dignitosa, quasi invisibile.

Ma Ryan lo vide. E lo scelse.
Lo adottò senza esitare, e da quel momento in poi non si separarono più.

George lo seguì ovunque: sui set cinematografici, nelle interviste, durante le passeggiate nel quartiere, perfino sui red carpet.
Una volta, ospite da Ellen DeGeneres, Ryan disse ridendo: “George non si è mai considerato un cane… si credeva una rockstar.” Anche a 17 anni, aggiunse, “aveva ancora il suo fascino, a modo suo”.

Dietro quelle battute, però, c’era qualcosa di molto più profondo.
Per Ryan, George non era un animale domestico. Era parte della famiglia.
Indossava il suo medaglietto al collo, stampava la sua immagine sulle magliette, parlava di lui ai festival come si parla di qualcuno che ha segnato la vita.

Quando George è morto, Ryan lo ha pianto con un dolore sincero.
Lo ha ricordato come “più di un cane… un vero amico”.

Ma l’amore di Ryan non si è fermato a George.
Un giorno, mentre guidava con Eva Mendes, vide un cane che correva in mezzo alla strada. Fermò l’auto, fece marcia indietro e lo salvò dal traffico.
Nessuno lo riprese. Nessun fotografo, nessun applauso. Solo un gesto giusto, fatto nel silenzio.

Negli anni, Gosling ha parlato apertamente contro i maltrattamenti sugli animali, ha sostenuto l’adozione dai rifugi e ha usato la sua voce per chi non può parlare.
Non per farsi vedere, ma perché ha vissuto sulla sua pelle cosa significhi essere amato da un animale abbandonato.

Perché non era solo la storia di George.
Era la storia di tutti quei cani dimenticati, che aspettano dietro una grata, in silenzio, che qualcuno li veda.
Ed è la storia di cosa può nascere da uno sguardo, da una scelta, da un cuore aperto.

"Non comprate. Adottate. Perché non cercano solo una casa. Possono insegnarci ad amare."

01/07/2025

Quando sono nato, mi hanno strappato dalle braccia di mia madre in ospedale. Ci siamo ritrovati 33 anni dopo. Non l’avevo mai vista, ma appena l’ho guardata ho capito che era lei. Oggi la chiamo mamma. Perché lo è. Perché non ha mai smesso di esserlo.

A mia madre dissero che ero nato con un problema alle gambe e che serviva un’operazione urgente a Buenos Aires. Era tutto falso. Le fecero firmare un foglio senza lasciarle leggere nulla. Le dissero che era per il trasferimento, che l’aereo stava partendo. Così, in pochi minuti, mi portarono via. Non fu un’adozione. Fu un furto.

Per anni ho creduto che mi avesse abbandonato perché era povera… fino a quando, a 33 anni, una cartella ha cambiato tutto. Era quella che la mia madre adottiva mi aveva mostrato una volta, piangendo, quando avevo 18 anni. Ma solo quando sono diventato padre ho sentito il bisogno di sapere chi ero davvero. L’ho aperta… e la prima cosa che ho trovato era una denuncia. Mia madre biologica aveva lottato per me. Mi aveva cercato. Mi stava aspettando.

Dopo due giorni senza dormire, cercando nomi su Facebook e ovunque, ho trovato mia sorella. Le ho scritto: “Mi chiamo Alejandro Martín e sto cercando Nélida Isabel Benítez”. La sua risposta è stata un pugno al cuore: “È mia mamma. Ti abbiamo cercato tutta la vita”. Ho pianto come mai prima. Due giorni dopo abbiamo fatto una videochiamata. Ho visto mia madre per la prima volta. Era identica a me. Mi ha detto che a ogni Natale lasciavano un posto libero a tavola, come se un giorno io sarei tornato. E quel giorno è arrivato.

Quando l’ho abbracciata e ho sentito il suo odore… l’ho riconosciuta. Non l’avevo mai vista, ma sapevo che era lei. Oggi la chiamo mamma. Perché lo è. Perché non ha mai smesso di esserlo.

❤️ Alejandro Martín, l’uomo rapito alla nascita che ha ritrovato la sua vera identità grazie all’amore infinito di una madre che non si è mai arresa.

28/06/2025

Gli asinelli bianchi dell'Asinara sono di una tenerezza indescrivibile, fanno parte del patrimonio sardo♥️

📸ig. .salis

Il Fascino della Sardegna 👍

15/06/2025

BASILICATA
Nel cuore della Basilicata esiste un pezzo di Albania del XV secolo che continua a vivere attraverso matrimoni che sembrano usciti da un libro di storia. Qui, durante le celebrazioni nuziali, puoi ancora vedere spose che indossano abiti tradizionali tramandati di generazione in generazione, con ricami e motivi che raccontano storie antiche di un popolo in esilio. I borghi Arbëreshë - comunità fondate da albanesi fuggiti dall'invasione ottomana secoli fa - custodiscono gelosamente tradizioni che altrove sono state spazzate via dal tempo.
Quel che non sapevi

15/06/2025
12/06/2025
12/06/2025
11/06/2025

Bombardare Gaza per sconfiggere Hamas è come bombardare la Sicilia per sconfiggere la mafia. O sei cretino o sei un criminale.

10/06/2025

Dai minareti di Istanbul ai camini di fata della Cappadocia, dalle piscine di Pamukkale ai tesori archeologici di Efeso e Pergamo: un viaggio tra le meraviglie della Turchia, terra di storia millenaria e paesaggi straordinari

10/06/2025

Spiaggia di Campulongu, magnifica spiaggia della località di Villasimius a Sud della Sardegna.

02/06/2025

I Colossi di Memnone sono due enormi statue di pietra che si ergono maestose sulla riva occidentale del fiume Nilo, vicino alla città di Luxor, in Egitto.

Queste statue furono costruite più di 3.000 anni fa, intorno al 1350 a.C., durante il regno del faraone Amenhotep III.
Ogni statua misura circa 18 metri di altezza e raffigura il faraone seduto sul suo trono, con le mani appoggiate sulle ginocchia e lo sguardo rivolto verso est, in direzione del sole nascente.

I colossi custodivano l’ingresso a uno straordinario complesso templare costruito in onore di Amenhotep III.
Sebbene gran parte del tempio sia stata distrutta da terremoti e inondazioni nel corso dei secoli, i Colossi sono ancora in piedi, testimoni della grandezza degli antichi costruttori e artisti egizi.

Le statue sono realizzate in pietra quarzite, trasportata da cave lontane.
Nonostante i danni subiti nel tempo, è ancora possibile distinguere tratti del volto del faraone, i suoi abiti, e figure più piccole scolpite vicino alle gambe, che probabilmente rappresentano membri della sua famiglia o divinità.

In antichità, una delle statue divenne celebre per emettere uno strano suono all’alba, che la gente credeva fosse la voce di Memnone, un eroe della mitologia greca.
Questo “canto” cessò dopo che la statua fu restaurata dai Romani, ma la leggenda rese il luogo una meta popolare tra i viaggiatori del mondo antico.

Oggi, i Colossi di Memnone sono un potente simbolo della ricca storia egiziana, e attirano visitatori da tutto il mondo, desiderosi di fermarsi davanti a questi giganti silenziosi e immaginare il mondo che un tempo dominavano.

Indirizzo

Paullo
20067

Orario di apertura

Lunedì 09:30 - 19:00
Martedì 09:30 - 19:00
Mercoledì 09:30 - 19:00
Giovedì 09:30 - 19:00
Venerdì 09:30 - 19:00
Sabato 09:30 - 13:00

Telefono

3384006281

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