
26/07/2025
Non esiste al mondo immagine più forte e misteriosa del crocifisso di San Damiano.
Alla morte di Chiara in San Damiano, la Croce seguì il corpo della Santa nella nuova chiesa a lei intitolata costruita a ridosso delle mura cittadine. Qui non fu più esposta sull’altare maggiore, ma venne trasferita all’interno del monastero, forse nel coro delle monache o forse in quel che restava della chiesa di San Giorgio, dove avevano trovato momentanea sepoltura i corpi santi di Francesco e Chiara, meta di continui pellegrinaggi per i numerosi miracoli che lì avvenivano.
La ca****la, ubicata nell’area del chiostro, era ancora in piedi nel giugno 1263, quando Urbano IV concedeva alle damianite di abbatterla, per evitare il fastidio dei pellegrini, e di trasferirne il culto in un altro luogo del monastero dove poter celebrare più comodamente la messa.
Per i suoi legami con le vicende umane di san Francesco, la Croce di San Damiano è stata oggetto nel corso dei secoli di una ininterrotta devozione popolare: lo status di reliquia ne ha consentito la conservazione fisica, contrariamente a quanto avvenuto per la gran parte dei Crocifissi romanici italiani.
Il Cristo vi è rappresentato nell’iconografia detta trionfante, vivo e dominatore sulla morte, il corpo diritto, gli occhi ben aperti.
Nel tabellone centrale compaiono alcuni personaggi storici. La Vergine Maria accanto all’evangelista Giovanni e Longino (piccolo perché figura non positiva ) Maria Maddalena, Maria madre dell’apostolo Giacomo, il centurione e forse Stefanato.
Nel braccio verticale inferiore compare un minuscolo gallo, in memoria del tradimento di Pietro.
La Croce d’altare di forma sagomata e dipinta fece la sua apparizione in Italia centrale poco dopo il Mille, e rappresentò una novità assoluta in Occidente. La predilezione per una descrizione di puri effetti lineari e le tinte piatte le fanno somigliare a miniature ingigantite, il che conduce a ricercarne i modelli originari, tanto per l’iconografia quanto per lo stile pittorico, negli scriptora dell’Urbe dai quali uscirono gran parte delle Bibbie romaniche centro-italiane, che avranno una loro amplificazione negli scriptora monastici.