omniaturist open network

omniaturist open network Agenzia di Servizi
The Service agency

06/04/2025

28/03/2025

A Trapani esiste una processione che mette alla prova i limiti della resistenza umana da più di quattro secoli.

Dal 1612, i fedeli della città siciliana si riuniscono per la Processione dei Misteri, un evento straordinario che dura 24 ore consecutive senza interruzioni. Non è un errore di battitura: ventiquattro ore intere.

Ma cosa rende questa tradizione ancora più impressionante è lo sforzo fisico richiesto. Immaginate 2500 persone che si alternano per portare a spalla 20 pesanti gruppi scultorei attraverso le strade della città.

È come correre una maratona, ma con una statua sulle spalle, seguendo il percorso processionale più lungo d'Italia. Generazioni di famiglie trapanesi hanno partecipato a questa staffetta di fede, tramandando tecniche e posizioni specifiche per il trasporto dei "Misteri".

La processione dei Misteri di Trapani ci ricorda che la forza di una comunità può sostenere qualsiasi peso, e che alcune tradizioni sopravvivono al tempo perché toccano qualcosa di profondamente umano.

28/03/2025

28/03/2025

La più grande fortezza dell'antica Grecia non si trovava in Grecia, ma in Sicilia. Quando pensiamo alle grandi città dell'antichità, raramente immaginiamo centri urbani più popolosi di molte città moderne.

Agrigento ospita un primato ingegneristico che sfida l'immaginazione: la più estesa cinta muraria mai costruita dai Greci. Un impressionante circuito di 12 chilometri di pietra che abbracciava interamente la città...

All'interno di queste imponenti mura viveva una popolazione di ben 100.000 persone. Nel 581 a.C.! Per capirci, è come se una città delle dimensioni dell'attuale Bergamo o Ancona fosse fiorita in Sicilia quando Roma era ancora un piccolo villaggio.

Questa megalopoli siciliana, conosciuta all'epoca come Akragas, rappresentava uno dei centri più avanzati di tutto il Mediterraneo. Le sue mura non proteggevano solo case e templi, ma una civiltà sofisticata che ha lasciato un'impronta indelebile sulla storia.

I resti di queste imponenti mura sono testimoni silenziosi di un'epoca in cui la Sicilia era al centro della civiltà mediterranea.

19/03/2025

17 marzo 1976 muore Luchino Visconti regista del film Colossal “IL GATTOPARDO”
Nella foto anno 1962 Claudia Cardinale, Luchino Visconti e Alain Delon in Sicilia.

Il Gattopardo è un film del 1963 diretto da Luchino Visconti, tratto dall'omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, vincitore della Palma d'oro come miglior film al 16º Festival di Cannes.

Il film è stato poi selezionato tra i 100 film italiani da salvare.

Nel Cast del film Angelica (Claudia Cardinale) Tancredi (Alain Delon), Don Fabrizio, il principe di Salina (Burt Lancaster).

La figura del protagonista del film, il Gattopardo, si ispira a quella del bisnonno dell'autore del libro, il Principe Giulio Fabrizio Tomasi di Lampedusa, che fu un importante astronomo e che nella finzione letteraria diventa il Principe Fabrizio di Salina, e della sua famiglia tra il 1860 e il 1910.

19/03/2025

Le Origini Siciliane di Martin Scorsese

«In Sicilia ci sono le mie radici: i miei nonni emigrarono in un'epoca in cui molte persone partivano alla ricerca di una vita migliore e quando vengo in Sicilia adoro vedere il paesaggio, le montagne, le valli che furono costretti a lasciare.»
Martin Scorsese

Martin Charles Scorsese, nato a New York il 17 novembre 1942, è uno dei registi più acclamati e influenti del cinema mondiale.
( vincitore di un Oscar nel 2007 come miglior regista ).

Ma pochi sanno che le sue radici affondano nel cuore della Sicilia, terra che il regista ha sempre portato nel cuore.
I nonni di Scorsese, Teresa e Francesco Paolo Scozzese, emigrarono negli Stati Uniti all'inizio del XX secolo, lasciando i loro paesi natali: Polizzi Generosa, città natale di Francesco Paolo, e Ciminna, paese d'origine di Teresa, entrambi situati nell'entroterra della provincia di Palermo.

Il cognome originale della famiglia era "Scozzese", ma un errore di trascrizione nei documenti di immigrazione lo trasformò in "Scorsese".

Scorsese ha spesso parlato delle sue origini siciliane, ricordando i racconti dei nonni e le tradizioni che gli sono state tramandate. Un legame che traspare anche in alcune delle sue opere, dove la passione, l'intensità e il senso di appartenenza sono elementi ricorrenti.

I paesi natali dei nonni di Scorsese, Polizzi Generosa e Ciminna, sono due gioielli dell'entroterra siciliano, ricchi di storia, cultura e tradizioni. Luoghi che hanno lasciato un segno indelebile nell'immaginario del regista, che non ha mai dimenticato le sue radici.

Il legame di Scorsese con la Sicilia è un omaggio alla terra d'origine dei suoi nonni, un tributo alla sua storia familiare e un riconoscimento dell'importanza delle radici nella costruzione della propria identità.

Fonte: Giovanni Scandurra

27/02/2025

ESPRESSIONI SICILIANE E MODI DI DIRE andati perduti o quasi:

"TI QUAGGHIAU 'A MENNULA?"

QUAGGHIARI 'A MENNULA ( coagulare la mandorla) ha il significato di raggiungere la maturità intellettiva e morale, così come nel tempo la mandorla si coagula, si rassoda dentro il guscio, anche il cervello umano segue un identico processo di maturazione , anche se sappiamo bene che per certuni il processo è parziale o addirittura impossibile.

Si accosta quindi la maturazione mentale di un individuo a quella della mandorla. Questa, quando non è ancora pronta per la raccolta risulta molle al suo interno; una volta matura aumenta di consistenza (quagghia).
Il termine "quagghiàri" origina da cagliare, coagulare; tutte parole derivate dal latino "coàgere".

Lo si ritrova in tutte le più importanti lingue di origine neo latina: cuajar (spagnolo), coalhar (portoghese), ca***er (francese) .

La mandorla passa attraverso tre stadi di maturazione.
In quello iniziale il guscio è verde, tenero, e il frutto cristallino ("a mennula virdi"); si mangia intero: il lieve sapore acidulo è gradevole, e di grande effetto dissetante. Mangiare mandorle verdi fa bene al cuore, protegge le pareti dei vasi sanguigni, previene malattie cardiovascolari e riduce il rischio di infarto.

Le mandorle verdi aiutano a far scendere il colesterolo cattivo LDL, fanno bene alle ossa ed evitano il rischio di osteoporosi, aiutano il sistema immunitario a essere più forte e a contrastare al meglio i malanni stagionali.
Essendo una situazione transitoria della mandorla la si può mangiare solo nel periodo che va da fine marzo a tutto aprile.

Hanno però la contraddizione di contenere a percentuali di sostanze tossiche per l'uomo come il cianuro, quindi vanno ingurgitate con moderazione /non più di 3/7 al giorno per evitare mal di pancia o peggio.

Successivamente il mallo esterno si asciuga, la parte sottostante diventa legnosa, e il frutto "coagula" conservando una pellicola giallo chiaro con venature marroni: "a mennula quagliata" facile da sbucciare, dal gusto delizioso e leggero.
Infine il mallo secca accartocciandosi, il legno indurisce, il frutto diviene croccante, la pelle color marrone è "a mennula fatta" dal caratteristico lieve sapore dolce/acido destinata quasi totalmente all'industria dolciaria.

E' il momento della "scutulatura" (scuotimento) che veniva fatto da esperti "scutulaturi" (scuotitori) che con delle lunghe canne abbacchiavano le mandorle che cadevano a terra; i "cuglitura" (raccoglitori) in prevalenza donne e ragazzi, le raccoglievano nelle "coffe" (sporte di raffia intrecciata) e le portavano in magazzino.

Qui si procedeva alle "scrucchiulatura"(asportazione del mallo secco) e alla "scacciatura": un gruppo di donne si portavano da casa una pietra d'appoggio (la balata) e la "giaca" (grosso pezzo di ghiaia liscio) per picchiare le mandorle con abilità e velocità notevoli, avendo le dita fasciate come i giocatori di pallavolo a scanso di dolorosi errori.

Il guscio cadeva a terra, il frutto nel grembo della schiacciatrice. Donne e bambini di casa partecipavano con varie mansioni a tutte queste fasi, che si svolgevano fra giaculatorie, canti tradizionali, prese in giro e scherzi innocenti; si partecipava anche ai pasti collettivi (che erano a carico del proprietario), a base di pentoloni di pasta, di minestroni, di melanzane "aquagliu" (cucinate con pomodori, aglio e aromi vari) sarde salate, pane e vino.

Il lavoro veniva pagato in denaro, ma anche con prodotti agricoli (prime ovviamente le mandorle stesse).

Le poche mandorle sfuggite all'occhio pur lungo degli scutulatura erano preda dei "viscugliatura" gruppetti familiari di contadini più poveri che, col permesso del proprietario (e talvolta anche senza) le abbacchiavano e le tenevano per sè .

Quindi a mennula non solo quagghia ma matura e cangia, come l'animo umano.

Fonti: Lumie di Sicilia; Ricordi di.....mandorle di Enzo Motta

Nella foto: Smallatura manuale delle mandorle.

14/02/2025

Orgoglio catanese: complimenti a Samuele Parodi che a soli 11 anni, sa tutto, ma proprio tutto, delle 75 edizioni del Festival della Canzone Italiana. Direttamente da Zafferana Etnea, Samuele è il piccolo principe delle canzoni italiane

15/01/2025

Curiosità dal veb ,la leggenda di Zza Lisa

Pochi possono vantare un quartiere che porti il proprio nome, e di solito si tratta di santi o conquistatori. Non è il caso della leggendaria Zza Lisa, donna di non comune bellezza che ha dato il nome a un rione di Catania ricco di storia e mistero.

Il quartiere Zia Lisa, situato all’ingresso della città, era un tempo famoso per la Fonte dell’Acqua Santa, una sorgente naturale usata per irrigare i fertili giardini della zona. Ma il nome Zia Lisa non deriva da queste acque, bensì dalla figura affascinante e controversa di una donna che gestiva un fondaco, una locanda modesta ma molto frequentata dai carrettieri che arrivavano dalle campagne.

Secondo la leggenda, Zza Lisa era la moglie di Zzu Cicciu Burritta Pilusa e divenne famosa non solo per la sua bellezza, ma anche per il suo carattere e la sua abilità con il coltello. Si racconta che scegliesse tra i carrettieri un amante che aveva il privilegio di giacere con lei una sola volta nella vita. Questo unico incontro lasciava molti di loro innamorati e disperati: alcuni si suicidavano, altri si ritiravano in convento, e un brigante arrivò persino a rapirla. Ma Zza Lisa, con il suo coltello, non esitò a ucciderlo per riprendersi la libertà.

Il fondaco di Zza Lisa era una zona franca, dove vigeva una sola regola: "senza cuteddru e senza sbirri". Ventiquattro ore su ventiquattro, un piccolo esercito di venti uomini garantiva l’ordine e il rispetto di questa legge.

Un busto di marmo del Settecento, che ritraeva Zza Lisa, veniva custodito gelosamente nel quartiere dai suoi eredi. Si dice che sia scomparso durante la Seconda Guerra Mondiale, probabilmente distrutto da un bombardamento, anche se altri raccontano di un gerarca fascista che se ne innamorò e lo portò via.

Sull’origine del toponimo Zia Lisa esistono altre teorie: potrebbe derivare dal greco Theia Elysia ("Divini Elisi") o dall’arabo Zisa ("palazzo maestoso"). Quale che sia la verità, il quartiere ha conosciuto un destino diverso rispetto alla sua leggenda. Da fertile contrada, è diventato un’area degradata, piena di palazzoni e priva di infrastrutture adeguate, ormai inglobata dai vicini Librino e Villaggio Sant’Agata.

Zza Lisa, però, rimane una figura indelebile nella memoria popolare, simbolo di bellezza, forza e mistero.

Fonti: cataniagiovani.wordpress. com, Nonno Billa che mai ebbe a bere acqua nella sua lunga vita e che aveva visto bene il busto da zza Lisa tanto da disegnarlo in un quadro che teneva al centro do so malazeni, , alunni della scuola Angelo Musco.

Indirizzo

Piazza Armerina
94015

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando omniaturist open network pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Condividi