
09/08/2025
La Via del sale.
4 giorni, 100 km + 4900 m di dislivello.
Da Varzi a Portofino: partire per un cammino in solitaria e ritrovarsi nella Wacky Races, il cartone animato degli anni '80 con Dastardly e il cane Muttley.
Nella piazzetta di un paesino dell’Oltrepò pavese, alle 10 di mattina di un feriale di agosto, si parla già di cosa cucinare per pranzo. Gli anziani, chini sui tavoli al fresco dei tigli, sembrano badare più a chi ha l’asso di denari che non a un uomo sceso da un bus e agghindato come uno sherpa.
A quanto pare non genero stupore perché, in poche ore, ne sono già passati una mezza dozzina come me.
Provo delusione, le aspettative si abbassano: sono qui per la solitudine, per parlare con Fratello Cielo e Madre Terra.
Vabbè, animo!
Dopo tre ore di dura salita, raggiungo tre giovani sbarbatelli, attrezzati alla bene e meglio ma con la freschezza epidermica dei miei tempi migliori.
Per me saranno i Bro.
“Dove andate?”… “Portofino!”
E così siamo in quattro, a quota 1500, quasi 1600, quando incontriamo un altro concorrente: Homo Sapiens, due fiumi di basette bianche che sfociano in un mare di capelli della stessa nuance. Si muove con elegante lentezza; mi bastano pochi attimi per capire che è un tipo che non conosce il significato del tempo.
“Dove va?”… “Piano piano a Portofino”.
All’ora del tè, a pochi metri dal rifugio di vetta, raggiungiamo finalmente la testa della corsa: un trentenne con scarpe da trail leggerissime e due signori di una certa età: il Muto e i RIP, acronimo di Ragionieri in Pensione.
“Dove andate?”… “Portofino!”
Alè! Ovvia.
Da quel momento cambia lo scenario: sette escursionisti sconosciuti alla luce della montagna delle sei di sera, il vento che scompiglia i capelli e tutti con lo sguardo a sud, verso Portofino, che, ahimè, non si vede nemmeno all’orizzonte.
In cuor nostro serpeggia il pensiero che arrivare prima degli altri dia più lustro all’esperienza.
Ora chi l’ha lungo se lo tiri.
Nessuno fa il passo di presentarsi, si va per soprannomi. Potremmo stare insieme per una tappa, due, tre oppure non rivederci più; ma nel caso, la prima cosa dopo il saluto sarà: “Gli altri?”
Come è andata a finire?
I Bro sono gli unici con i quali ho condiviso qualche ora di cammino: avevano zaini tecnici, compatti, supponevo essenziali ma… quando uno dei tre si è fermato per cercare un rimedio per le vesciche, è esplosa l’apoteosi del superfluo di oggetti inutili tra cui una padellona antiaderente per mangiare come si deve. La prima sera si erano cucinati una tagliata alla rucola. Beata gioventù, avevano vesciche che si contavano come stelle nel cielo, non conoscevano il Comped, ma vuoi mettere? L’importante era avere una baby cucina da trekking.
Due di loro dormivano in tenda, uno no; ha osato toccare altezze, anche per me, inimmaginabili: si è portato dietro un’amaca. Non teme niente, se non fermarsi a dormire con due alberi troppo distanti. Sarebbe un guaio.
Che dire: Gente allegra, Dio l’aiuta.
Il Muto l’ho rincontrato due volte, di cui una in un rifugio, verso l’ora di pranzo. Chi mastica montagna sa che è buona abitudine consumare in queste strutture, è un piccolo gesto di riconoscenza. Io ho pranzato con un piatto di pasta; lui ha chiesto solo un caffè dolcificato con lo Stevia.
Dei due Rip, ne è rimasto uno. Il più giovane, quello con un cappellino da pescatore alla Liam Gallagher e la erre parmense, non si era vergognato di essersi perso già a Varzi, una volta sceso dall’autobus, e di aver individuato nel secondo Rip un provvidenziale salvatore. Sintesi? Perso le tracce alla partenza della terza tappa.
Homo Sapiens è stata un’apparizione, visto una volta e basta. Non dormiva nelle strutture, non aveva una tenda, un’amaca, no, molto di più: dentro uno zaino da 70 litri strizzato come una balla di lana custodiva una capanna primitiva fai-da-te. L’acqua? Dalla rugiada del mattino. Cibo? Bacche, mu**hi e piccoli vertebrati. Luce? Dall’olio lampante ricavato dai frutti del faggio. Orologio? Nein.
“Allora ci vediamo a Portofino?… “Certo, ma andate avanti; io non ho fretta.”
Poi ci sono io con i liofilizzati della Decathlon, il libro di Malvaldi, le docce nei torrenti e i vestiti di ricambio dal profumo di casa, quella vera di mattoni. La tenda mi accoglie come un grembo in cui mi addormento in posizione fetale fino al mattino. Cammino su crinali erbosi spazzolati dal vento, sento la libertà, mi volto indietro per scorgere qualcuno del gruppo, canticchio "Buon viaggio" di Cremonini, parlo ad alta voce con il mio io immaginario, mangio lamponi così buoni e sodi da rimanere integri nel palmo della mano. Il profumo inebriante mi trasporta alle prime escursioni in Apuane con il babbo e lo zio. E poi ore infinite di pensieri silenziosi in un misto di speranza e ottimismo, di tristezze e allegria.
“Sii gentile con te stesso” è un ritaglio di giornale che ho conservato come tanti altri nello studio di casa. Ma perché proprio adesso si è annodato nei reticoli della mente e non riesco a dimenticarlo? Perché è stato il primo e l’ultimo pensiero?
Prima di concludere, ecco il “presunto” ordine di arrivo:
1. tappa: io - RIP - Muto - Bro - forse Hs
2. tappa: io - Bro - Muto - RIP. Hs è definitivamente uscito dal gruppo.
3. tappa: io - Muto - Bro - uno dei due Rip.
4. tappa: io e poi chissà.
Non rivedrò mai più nessuno di loro, ma ricorderò a lungo le loro facce e il tono di voce con un filo di apprensione per dire: “gli altri, li hai visti?”
È lo spirito di fratellanza, il cameratismo sincero quando degli esseri umani si ritrovano accumunati dalla sofferenza della prova con la determinazione di compiere l’impresa.
Quando, dopo quattro giorni, sono arrivato a Portofino, era l’ora del desinare: ristoranti stracolmi, turisti bramosi di selfie, profumo di bucato, camicie di lino e borse di Louis Vuitton. Che sensazione strana sentirsi inadeguato nel mondo reale. Mi sono riposato su una panchina davanti al porto immaginando le montagne come Heidi faceva da Francoforte.
“Ehi Homo Sapiens, dove sei? Hai visto gli altri? O sei ancora lassù, sui 1500, anche 1600 come dicevi tu? Eh già, ti immagino nella tua capanna di paglia ad orientarti con il sole e la luna. Ho la sensazione che tu non abbia tanta fretta di scendere a valle. Che dirti… Sii sempre gentile con te stesso. Io farò il possibile.”
Buon Cammino.
P.S.
Il prossimo anno tutti sulla Via del pepe.