Marco Maranghi Guida Ambientale

Marco Maranghi Guida Ambientale Guida ambientale escursionistica. Organizzazione trekking.Per maggiori informazioni visita il sito www.marcomaranghi.com

La Via del sale.4 giorni, 100 km + 4900 m di dislivello.  Da Varzi a Portofino: partire per un cammino in solitaria e ri...
09/08/2025

La Via del sale.

4 giorni, 100 km + 4900 m di dislivello.
Da Varzi a Portofino: partire per un cammino in solitaria e ritrovarsi nella Wacky Races, il cartone animato degli anni '80 con Dastardly e il cane Muttley.
Nella piazzetta di un paesino dell’Oltrepò pavese, alle 10 di mattina di un feriale di agosto, si parla già di cosa cucinare per pranzo. Gli anziani, chini sui tavoli al fresco dei tigli, sembrano badare più a chi ha l’asso di denari che non a un uomo sceso da un bus e agghindato come uno sherpa.
A quanto pare non genero stupore perché, in poche ore, ne sono già passati una mezza dozzina come me.
Provo delusione, le aspettative si abbassano: sono qui per la solitudine, per parlare con Fratello Cielo e Madre Terra.
Vabbè, animo!
Dopo tre ore di dura salita, raggiungo tre giovani sbarbatelli, attrezzati alla bene e meglio ma con la freschezza epidermica dei miei tempi migliori.
Per me saranno i Bro.
“Dove andate?”… “Portofino!”
E così siamo in quattro, a quota 1500, quasi 1600, quando incontriamo un altro concorrente: Homo Sapiens, due fiumi di basette bianche che sfociano in un mare di capelli della stessa nuance. Si muove con elegante lentezza; mi bastano pochi attimi per capire che è un tipo che non conosce il significato del tempo.
“Dove va?”… “Piano piano a Portofino”.
All’ora del tè, a pochi metri dal rifugio di vetta, raggiungiamo finalmente la testa della corsa: un trentenne con scarpe da trail leggerissime e due signori di una certa età: il Muto e i RIP, acronimo di Ragionieri in Pensione.
“Dove andate?”… “Portofino!”
Alè! Ovvia.
Da quel momento cambia lo scenario: sette escursionisti sconosciuti alla luce della montagna delle sei di sera, il vento che scompiglia i capelli e tutti con lo sguardo a sud, verso Portofino, che, ahimè, non si vede nemmeno all’orizzonte.
In cuor nostro serpeggia il pensiero che arrivare prima degli altri dia più lustro all’esperienza.
Ora chi l’ha lungo se lo tiri.
Nessuno fa il passo di presentarsi, si va per soprannomi. Potremmo stare insieme per una tappa, due, tre oppure non rivederci più; ma nel caso, la prima cosa dopo il saluto sarà: “Gli altri?”

Come è andata a finire?

I Bro sono gli unici con i quali ho condiviso qualche ora di cammino: avevano zaini tecnici, compatti, supponevo essenziali ma… quando uno dei tre si è fermato per cercare un rimedio per le vesciche, è esplosa l’apoteosi del superfluo di oggetti inutili tra cui una padellona antiaderente per mangiare come si deve. La prima sera si erano cucinati una tagliata alla rucola. Beata gioventù, avevano vesciche che si contavano come stelle nel cielo, non conoscevano il Comped, ma vuoi mettere? L’importante era avere una baby cucina da trekking.
Due di loro dormivano in tenda, uno no; ha osato toccare altezze, anche per me, inimmaginabili: si è portato dietro un’amaca. Non teme niente, se non fermarsi a dormire con due alberi troppo distanti. Sarebbe un guaio.
Che dire: Gente allegra, Dio l’aiuta.

Il Muto l’ho rincontrato due volte, di cui una in un rifugio, verso l’ora di pranzo. Chi mastica montagna sa che è buona abitudine consumare in queste strutture, è un piccolo gesto di riconoscenza. Io ho pranzato con un piatto di pasta; lui ha chiesto solo un caffè dolcificato con lo Stevia.

Dei due Rip, ne è rimasto uno. Il più giovane, quello con un cappellino da pescatore alla Liam Gallagher e la erre parmense, non si era vergognato di essersi perso già a Varzi, una volta sceso dall’autobus, e di aver individuato nel secondo Rip un provvidenziale salvatore. Sintesi? Perso le tracce alla partenza della terza tappa.

Homo Sapiens è stata un’apparizione, visto una volta e basta. Non dormiva nelle strutture, non aveva una tenda, un’amaca, no, molto di più: dentro uno zaino da 70 litri strizzato come una balla di lana custodiva una capanna primitiva fai-da-te. L’acqua? Dalla rugiada del mattino. Cibo? Bacche, mu**hi e piccoli vertebrati. Luce? Dall’olio lampante ricavato dai frutti del faggio. Orologio? Nein.
“Allora ci vediamo a Portofino?… “Certo, ma andate avanti; io non ho fretta.”

Poi ci sono io con i liofilizzati della Decathlon, il libro di Malvaldi, le docce nei torrenti e i vestiti di ricambio dal profumo di casa, quella vera di mattoni. La tenda mi accoglie come un grembo in cui mi addormento in posizione fetale fino al mattino. Cammino su crinali erbosi spazzolati dal vento, sento la libertà, mi volto indietro per scorgere qualcuno del gruppo, canticchio "Buon viaggio" di Cremonini, parlo ad alta voce con il mio io immaginario, mangio lamponi così buoni e sodi da rimanere integri nel palmo della mano. Il profumo inebriante mi trasporta alle prime escursioni in Apuane con il babbo e lo zio. E poi ore infinite di pensieri silenziosi in un misto di speranza e ottimismo, di tristezze e allegria.
“Sii gentile con te stesso” è un ritaglio di giornale che ho conservato come tanti altri nello studio di casa. Ma perché proprio adesso si è annodato nei reticoli della mente e non riesco a dimenticarlo? Perché è stato il primo e l’ultimo pensiero?

Prima di concludere, ecco il “presunto” ordine di arrivo:

1. tappa: io - RIP - Muto - Bro - forse Hs
2. tappa: io - Bro - Muto - RIP. Hs è definitivamente uscito dal gruppo.
3. tappa: io - Muto - Bro - uno dei due Rip.
4. tappa: io e poi chissà.

Non rivedrò mai più nessuno di loro, ma ricorderò a lungo le loro facce e il tono di voce con un filo di apprensione per dire: “gli altri, li hai visti?”
È lo spirito di fratellanza, il cameratismo sincero quando degli esseri umani si ritrovano accumunati dalla sofferenza della prova con la determinazione di compiere l’impresa.

Quando, dopo quattro giorni, sono arrivato a Portofino, era l’ora del desinare: ristoranti stracolmi, turisti bramosi di selfie, profumo di bucato, camicie di lino e borse di Louis Vuitton. Che sensazione strana sentirsi inadeguato nel mondo reale. Mi sono riposato su una panchina davanti al porto immaginando le montagne come Heidi faceva da Francoforte.
“Ehi Homo Sapiens, dove sei? Hai visto gli altri? O sei ancora lassù, sui 1500, anche 1600 come dicevi tu? Eh già, ti immagino nella tua capanna di paglia ad orientarti con il sole e la luna. Ho la sensazione che tu non abbia tanta fretta di scendere a valle. Che dirti… Sii sempre gentile con te stesso. Io farò il possibile.”

Buon Cammino.

P.S.
Il prossimo anno tutti sulla Via del pepe.

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14/06/2025

Prato Boccadirio 2025
Selfie dopo 25km e più di dieci all’arrivo.
La Guida dice bugie, bugie bianche.
Il gruppo vacilla ma confida ancora in Lui. Dagli sguardi, quasi teneri, si intuisce che ancora sono aggrappati alla convinzione di essere alla penultima salita.
Manca il Tavianella: la montagna delle illusioni. Non ti dice quando è veramente finita e nasconde sempre l’ultima salita.
Allora tocca a me: questa è l’ultima lo giuro… ancora 10 minuti e ci siamo.
Sempre le stesse cose, sempre le stesse bugie bianche per arrivare tutti insieme a Boccadirio e lavarsi nell’acqua gelida.
Anche per quest’anno è fatta ✅
38 km e 2000 metri di dislivello.

Sono stato coinvolto dall’energia delle Tube… e pensare che io ho fatto il Buzzi 💚🖤
31/05/2025

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La Grotta del Drago torna alle origini grazie agli studenti del Liceo Copernico.Gli attori sono un gruppo di ragazzi del...
25/05/2025

La Grotta del Drago torna alle origini grazie agli studenti del Liceo Copernico.

Gli attori sono un gruppo di ragazzi della 5HS; il teatro è una delle cavità più suggestive e misteriose della Calvana, una grotta scoperta nel lontano 1972 dal Prof. Sergio Nannicini insieme ad alcuni studenti di allora.
In più di cinquant’anni però qualcosa è cambiato lassù, la vegetazione ha ripreso possesso del bosco e creato una barriera quasi invalicabile.
Rovi e edere rampicanti non hanno però fatto i conti con uno studente: Andrea Coppini detto Il Coppo, un ragazzo dagli occhi talmente vivaci da far presagire una fervida immaginazione.
Ha già sentito parlare della grotta.
“Ragazzi, oggi pomeriggio saliamo in Calvana alla scoperta della Grotta del Drago!”
Nell’immaginario collettivo, il Drago è una possente creatura leggendaria dai tratti affini ai rettili. Nel contesto odierno è il simbolo del gruppo goliardico della scuola, le Tube. Non a caso, la massima autorità del club ha il titolo di Drago e quest’anno in carica è proprio lui, Andrea Coppini.
Dopo la campanella dell’ultim’ora, briefing con gli amici inseparabili, un panino al volo e poi a lavoro: motosega, frullino e falci brandite come scimitarre.
Per quanto mi riguarda, erano mesi che non venivo quassù, sul sentiero 420 da Poggio Castiglioni verso La Retaia. Solo una volta, seguendo la segnaletica ormai scolorita, mi sono addentrato facendomi largo fra i pruni e oltre all’ingresso della cavità non ero mai riuscito a scorgere niente di interessante. Stamattina però sono rimasto a bocca aperta, provando la stessa sensazione di quando in montagna, in una giornata nuvolosa, si scorge improvvisamente la vetta nitida.
Sì, perché ora, lasciato il sentiero, si scende tranquillamente per qualche metro e, sulla sinistra, ritroviamo l’antica fonte che 2500 anni fa alimentava un acquedotto fino a Travalle. Il nome della grotta è inciso magistralmente a mano su un tronco di ulivo: tutto merito delle mani di Andrea.
A pochi passi si trova l’ingresso della grotta circondato da un piccolo anfiteatro di pietre, messe una sull’altra, da ricordare le strutture sacre ed enigmatiche dell’Irlanda celtica.
Così non lo avevo mai visto, neanche in vecchie fotografie su Internet.
Per un attimo, ho chiuso gli occhi, percepito la magia e immaginato chi ha abitato la Calvana migliaia di anni fa: gli Etruschi, popolo tanto affascinante quanto misterioso. Politeisti come erano, adoravano le divinità dell’acqua e del sottosuolo, immaginando un collegamento fra gli spiriti dei defunti nascosti nell’abisso della grotta e i mortali in superficie.
Questa era, millenni fa, la Grotta del Drago.

Purtroppo, stamattina mi ha tradito l’emozione e non sono riuscito a ringraziare a dovere questi ragazzi meravigliosi: il “Drago” Andrea Coppini e le Tube della 5HS.
Un ringraziamento speciale va al Dott. Cosmo Pace, studente del Copernico e partecipante alla prima esplorazione del 1972, per il racconto in prima persona di cui farò tesoro.
Una cosa è certa, nel prossimo calendario di escursioni per le scuole inserirò la visita di questo luogo.
Ringrazio anche il Prof. Lenzi per avermi coadiuvato nell’accompagnamento di oggi.

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Partecipazione travolgente nonostante la contro manifestazione, tutt’altro che a scopo benefico, “Il soggrillo del panettone”.
Vi ringrazio ancora una volta per la generosità.
Buon fine anno e diffidate delle iniziative trasversali, il 26 dicembre c’è solo “I pentiti del panettone”.
Ora testa al 2025, dodicesima edizione.
Auguri.

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✅ E’disponibile il catalogo Alta Via Trekking e la mia proposta per escursioni e laboratori ambientali per l’anno scolastico 2024/2025.
Contattatemi per ricevere ulteriori informazioni

[email protected]

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06/08/2024

Sulla carta è stato un lungo girotondo in autosufficienza in Appennino.
Per farla breve una sessantina di km da Casone di Profecchia - Monte Prado - Cascate del Lavacchiello - Passo Cisa - Monte Cusna - Civago - Passo delle forbici - Casone di Profecchia.

Tre giorni immerso in quella solitudine che definisco rigenerante.
Tre giorni di praterie di mirtilli, cascate d’acqua gelida, di bacche, radici, mu**hi e licheni come fonte secondaria di cibo.
Tre giorni per fermarsi ad ammirare panorami meravigliosi, per camminare un passo al secondo: parola d’ordine “senza fretta”.
Tre giorni di aerei a confondere le stelle, di richiami di marmotte, di acquazzoni mentre sei al sicuro in tenda, di telefono off line, di cene liofilizzate e un libro come unica compagnia.
Tre giorni così.

Indirizzo

Prato
59100

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