
13/05/2025
Una mattina presto, immerso nella natura, ho assistito a qualcosa che non dimenticherò mai.
Avevo lasciato una bottiglia d’acqua aperta durante la notte. Dentro, decine di formiche si agitavano disperate, cercando di restare a galla. Sembrava un caos, come se ognuna volesse salvarsi a scapito delle altre. Ho provato disgusto e ho voltato le spalle, deciso a non intervenire.
Dopo un paio d’ore, la curiosità ha avuto la meglio. Ho guardato di nuovo dentro la bottiglia… e sono rimasto senza parole.
Le formiche erano vive. Avevano costruito una sorta di zattera vivente, una piramide, reggendosi l’una sull’altra. Quelle sotto si immergevano, ma venivano poi sostituite da altre che scendevano volontariamente. Nessuna cercava di salvarsi per prima. Tutte lottavano insieme. Con ordine. Con rispetto.
Non ho resistito: ho preso un cucchiaio e ho iniziato a tirarle fuori. Una alla volta, senza panico, sono uscite tutte. Tutto filava liscio, finché una, ormai allo stremo, è scivolata di nuovo in acqua.
Ed è lì che ho visto qualcosa che mi ha lasciato un nodo in gola.
L’ultima formica, già quasi salva, si è voltata. È tornata indietro. Si è tuffata, ha afferrato la compagna che stava affogando… ma da sola non ce la faceva. Allora ho avvicinato il cucchiaio, e insieme le ho tirate fuori. Vive. Insieme.
Quella scena mi ha colpito più di qualsiasi film o libro sull’amicizia e il sacrificio. Ho provato un mix di emozioni: prima il rimorso per averle giudicate, poi stupore, ammirazione… e infine vergogna. Vergogna per noi umani. Per la nostra indifferenza, per quanto spesso ci dimentichiamo degli altri in nome del nostro tornaconto. Per quanto sia raro tornare indietro ad aiutare chi sta cadendo.
Le formiche, minuscole creature, ci hanno dato una lezione immensa: l’unione è la vera forza.
Se non sai ancora come vivere… guarda le formiche.