Palazzo Jannoni Holiday

Palazzo Jannoni Holiday ENJOY A HOLIDAY IN SOUTHERN ITALY
UNA VACANZA IN UN APPARTAMENTO ALL'INTERNO PALAZZO JANNONI, RESIDENZA STORICA DEL XVII SECOLO.

"esistono dimensioni dell’esperienza che corrono il rischio di essere distrutte dalla progressiva velocizzazione e modernizzazione del mondo, esperienze che invece è molto importante custodire. Ma non certo per un’irresistibile fascinazione dell’arretratezza, ma per dare al mondo nel quale noi vogliamo vivere una dimensione più ricca, più articolata, più plurale, rispetto a quella che viene consegnata nel pensiero unico, che governa e ha governato a lungo il nostro immaginario"

04/08/2025

C’era una volta in Italia. La settima arte in 100 capolavori del cinema italiano di Antonio Ludovico Scrivere di cinema in tempi di lockdown, con le sale tutte tristemente vuote, può sembrare un azzardo, oltre che un esercizio anacronistico e, forse, anche un po’ crudele. Eppure, quel “fermo ...

29/07/2025

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COSA VEDRETE

Girovagando per il Borgo ha inizio da Palazzo Jannoni, tuttora appartenente alla famiglia Jannoni. Un bel palazzo secentesco, ampliato poi nel Settecento e nell'Ottocento, al limitare del paese verso il Castello.

DI SEGUITO LE TAPPE SUCCESSIVE

LA TORRE DELL’OROLOGIO
Nel 1458 il paese di Sant'Andrea aveva circa 800 abitanti, tutti addetti all'agricoltura. Dal 1483 il feudo laico passò alla famiglia dei Toraldo, e quindi sotto la giurisdizione di Badolato, e durante il loro dominio fu alzato il castello sulle rovine del “castrum romanun”. A partire dai primi anni del Cinquecento, con il Regno di Napoli, e quindi anche il territorio di Sant'Andrea, era passato sotto il controllo della corona sp****la che vi istituì un Vicereame sotto i Gallelli di Badolato. Nel XVI secolo, le incursioni dei Turchi erano molto frequenti. Tuttavia i Turchi non si spinsero mai entro l'abitato che risultava molto ben protetto e ben difendibile, grazie alla sua struttura a fortilizio. Le marine, invece, erano indifese e i Turchi vi potevano imperversare bruciando messi e raccolti e catturando giovani uomini e giovani donne da vendere al mercato degli schiavi. Carlo V, imperatore del Sacro Romano Impero e Re di Spagna, per far fronte a questa situazione, creò un sistema di castelli a difesa delle coste, utilizzando vecchie fortificazione o facendo costruire di nuove. Affidò, quindi, a al feudatario Toraldo di Ravaschiera la costruzione del castello, che avvenne, probabilmente, tra il 1532 e il 1537, data che si trova incisa su una pietra murata nella chiesa madre sorta sopra le rovine del castello. Il castello aveva forma quadrangolare con quattro torri (ne rimane una sola). Sul frontale del portone era lo stemma baronale che ora si vede su una parete del campanile della chiesa matrice. Ciò nonostante le incursioni piratesche continuarono per tutto il Seicento. Nel Seicento ha particolare rilevanza la famiglia Jannoni che possedeva (e tuttora possiede) un bel palazzo secentesco, ampliato poi nel Settecento e nell'Ottocento, al limitare del paese verso il Castello.
PALAZZO MATTEI
Nel maggio del 1734, il Regno di Napoli (e quindi anche il territorio di Sant'Andrea) passò sotto la dinastia dei Borbone con Carlo III. A Sant'Andrea nel XVIII secolo vivono importanti famiglie nobiliari, alcune legate alla corte sp****la, proprietarie di interessanti palazzi padronali. Diversi rappresentanti di queste famiglie furono impegnati in campo ecclesiale, altri eccelsero in campo culturale ed intellettuale, come, in particolare Saverio Mattei. Saverio Mattei in realtà era nato a Montepaone nel 1742, ma visse a Sant'Andrea per morire a Napoli nel 1795. Avvocato, scrittore di opere religiose e laiche, figura illustre nel campo musicale, ebbe rapporti epistolari con Metastasio ed altri uomini di cultura dell'epoca. Lavorò, ricoprendo importanti ruoli, nell'amministrazione del Regno di Napoli.
I FRANCESI
Il 4 ottobre del 1806 Sant'Andrea conobbe la violenza francese. Nel 1805, dopo la vittoria di Austerlitz, Napoleone aveva dichiarato decaduti i Borbone dal trono di Napoli. La Calabria fu occupata militarmente dalle truppe francesi ma incontrarono l'ostilità delle popolazioni calabre che vedevano nei Francesi i nemici della religione cattolica e temevano per l'onore delle loro donne. La rivolta contro i Francesi scoppiò quando i Borbone ricevettero l'aiuto degli inglesi. Ma le speranze borboniche furono di breve durata perché i Francesi ripresero il sopravvento e vollero vendicarsi dell'ostilità delle popolazioni calabresi, mettendo a ferro e fuoco i paesi. Nell'ottobre del 1806, truppe francesi raggiunsero il territorio di Sant'Andrea. Tra i francesi era anche l'allora ventitreenne Guglielmo Pepe, nativo di Squillace, che nelle sue memorie racconta l'episodio. All'arrivo delle truppe francesi, i notabili e l'arciprete si accinsero ad andare incontro ai francesi in segno di sottomissione, ma un giovane andreolese, nominato “Panzareddha”, nemico dell'oppressione, ferì l'aiutante di campo del generale francese che comandava le truppe. La reazione fu immediata e violenta. I Francesi entrarono dalla Porta Sant'Andrea e dilagarono per il paese, bruciando, uccidendo, saccheggiando, rispettando solo le case dei liberali e dei massoni; nonché, come abbiamo più su ricordato, Palazzo Damiani e relativa famiglia, le insegne del portale essendo di chiara matrice reale francese (i Damiani, in origine D'Amiens, provenivano infatti dalla Normandia, ma - come detto poco prima - pare che le origini risalgano agli Angioini). Tutt'oggi, il Palazzo presenta una ca****la, in cui campeggia lo stemma di famiglia.

Le scorrerie fecero 46 morti. Dopo aver bivaccato la notte, i francesi ripresero il loro cammino, ma, giunti presso la chiesa di Sant'Andrea, come ultimo sfregio, sfondarono la porta della chiesa e portarono fuori la statua del Santo. I soldati cominciarono a dileggiare il Santo e, racconta una leggenda, quando tentarono di gettare la statua del Santo nel burrone (ora vi è una gradinata costruita nel 1907 dal dottor Giuseppe Jannone) non riuscirono nell'impresa poiché la Statua era diventata pesantissima. Allora un graduato, adirato, tolse gli occhi dalla statua con una baionetta e scappò via. In seguito furono rimessi gli occhi alla statua, la stessa che, tuttora, si trova sull'altare e che viene portata in processione due volte all'anno.
LA FAMIGLIA SCOPPA
Ma il secolo XIX è segnato dalla famiglia Scoppa. Un cavaliere, Giuseppe Scoppa di Badolato, aveva acquisito diversi latifondi nella zona di Monasterace e Cardinale e molti poderi nella zona di Badolato. Il figlio, Pier Nicola Scoppa (1760-1840), ebbe il titolo di barone di Badolato ed ereditò i beni familiari compresa la marina di Sant'Andrea. Nel tempo estese i suoi possedimenti e comprò anche l'antica grancia di Sant'Andrea. Nelle vicinanze della grancia fece costruire un grandioso palazzo, ora sede delle suore Riparatrici, nel periodo tra il 1818 e il 1825. Nel 1833 il palazzo fu assalito dai briganti. Il barone, con buona presenza di spirito, si nascose dietro una porta e si salvò. In segno di ringraziamento per lo scampato pericolo fece incidere l'episodio, datato 1833, della sua fuga e dell'inseguimento dei briganti sulla porticina d'argento del Sacro Ciborio, nella chiesa di Sant'Andrea. Il figlio di Pier Nicola, Giuseppe Scoppa (1794-1857), sposò Saveria Greco, deceduta nel 1886. Da Saveria ebbe quattro figlie. Tre sposarono nobili della zona, mentre la figlia Enrichetta (1831-1910) rimase nubile e visse nel palazzo padronale di Sant'Andrea in inverno e nel Castello Scoppa di Cardinale in estate, conservando il titolo di baronessa e tutte le proprietà di Isca sullo Ionio, Cardinale e Sant'Andrea.
Enrichetta Scoppa si dedicò alla preghiera e alle opere pie. Fece costruire, nel 1897, il collegio e la chiesa dei Congregazione del Santissimo Redentore (la chiesa è dedicata al Sacro Cuore di Gesù), aiutò diversi seminaristi, elargì la dote a fanciulle povere, fece restaurare la chiesa madre e l'acquedotto di Niforio. Concesse il Palazzo alle Suore Riparatrici del Sacro Cuore, con l'impegno di fondarvi un Orfanotrofio. La baronessa Enrichetta morì nella sua Villa Condò nel febbraio 1910, lasciando i suoi beni in eredità alla nipote Enrichetta Di Francia, sposa del marchese Armando Lucifero. I figli di Enrichetta e del marchese Armando Lucifero furono i naturali eredi e ad oggi mantengono i loro beni di Sant'Andrea e Cardinale.

SANT'ANDREA APOSTOLO
La chiesa è dedicata a Sant'Andrea Apostolo, patrono del paese. Andrea di Betsaida, pescatore del lago di Tiberiade, fu uno degli apostoli di Gesù. Il culto del santo era di origine greca e si era diffuso nell'area di Monasterace e Badolato ad opera dei Basiliani. Secondo alcuni autori la costruzione della chiesa sarebbe stata ultimata nel 1737. Ma altri riportano l'origine della chiesa ad epoche molto più lontane. La chiesa, infatti, dovette essere costruita, sia pure in forme diverse, con il nascente abitato che prese in seguito nome di Sant'Andrea apostolo dello Jonio. Un documento del 1131 riporta, infatti, per la prima volta l'esistenza di Sant'Andrea Apostolo dello Jonio, il che fa supporre l'esistenza, oltre che del casale, anche della chiesa da cui prende nome il casale stesso. Anche la statua di Sant'Andrea risalirebbe ad epoche antichissime in base a un'iscrizione trovata durante il restauro seguito all'oltraggio subito dalla statua da parte dei Francesi nel 1806. La statua presenta un particolare interessante per stabilire la sua antica origine. Infatti il santo presenta tre simboli, due “normali” come la croce e i pesci, uno “singolare” come il libro che porta nella mano sinistra. Questo libro potrebbe far riferimento ai “Vangeli di Sant'Andrea”, ricordati tra i vangeli apocrifi. Il particolare richiama l'antica tradizione orientale relativa ad un vangelo attribuito al santo, tradizione di cui lo scultore avrebbe tenuto conto. La data del 1757, incisa sul nuovo portale di granito, indica che in quell'anno la chiesa fu restaurata o ingrandita. L'interno è ad una navata. L'altare, in stile barocco, risale al Settecento. La porticina della custodia, in argento, sull'altare, è un ex voto del barone Pier Nicola Scoppa per lo scampato pericolo durante un assalto dei briganti al suo palazzo nel 1833. La custodia contiene un frammento osseo, reliquia del corpo di Sant'Andrea. Non si sa da quanto tempo la chiesa possegga questa reliquia. Nel 1893, la facciata fu arricchita con un ornamento architettonico, in cui fu inserita la campana (il campanile fatiscente fu demolito) e fu costruita la nuova volta. Nel 1927 fu decorata con interessanti affreschi ad opera dei pittori Zimatore e Grillo. Conserva la statua del santo. Anche la statua di Sant'Andrea, come la chiesa, risalirebbe ad epoche antichissime in base a un'iscrizione trovata durante il restauro seguito all'oltraggio subito dalla statua da parte dei Francesi nel 1806. La statua presenta un particolare interessante per stabilire la sua antica origine. Infatti il santo presenta tre simboli, due “normali” come la croce e i pesci, uno “singolare” come il libro che porta nella mano sinistra. Questo libro potrebbe far riferimento ai “Vangeli di Sant'Andrea”, ricordati tra i vangeli apocrifi. Il particolare richiama l'antica tradizione orientale relativa ad un vangelo attribuito al santo, tradizione di cui lo scultore avrebbe tenuto conto. Nel 1970 furono fatti l'attuale pavimento in marmo e gli amboni.
Esterno - Nel 1908 furono costruite la scalinata e la villa adiacente. Nel 1952, nella parte absidale esterna, fu appoggiata, su un pilastro a forma di palma e coperta da baldacchino, una statua marmorea di Sant'Andrea. In precedenza, al posto della statua marmorea, era una statua di Sant'Andrea in trono custodita nello stipo a destra dell'ingresso della chiesa. Detta popolarmente “Sant'Andrea Assettatu”. La statua era di cartapesta ed era stata commissionata dopo che i Francesi, nel settembre 1806, avevano cavato gli occhi alla statua storica. In seguito fu restaurata. Quando fu creato il pilastro a forma di palma, nella parte absidale esterna, vi fu posta la statua di cartapesta che con il tempo si deteriorò. Fu sostituita, così, intorno al 1965, con l'attuale statua di marmo commissionata dagli amministratori della Congrega del Patrono alla Casa d'arredi sacri Plinio Frigo di Vicenza.

01/09/2024
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Comune di Sant' Andrea Apostolo dello IonioRiprese con

Indirizzo

Via Trento
Sant'andrea Apostolo Dello Ionio
88060

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