25/11/2020
Passeggiando tra le dighe di Bunnari 🏞️
Ci troviamo a pochi km da Sassari🌆 sulla vecchia SS127, dopo aver percorso una strada sterrata, rimaniamo impressionati per come se pur a pochi minuti dalla città, il tempo qui sembra essersi fermato. La vegetazione ha preso il sopravvento, tutto è avvolto dal silenzio, rotto solo dallo scroscio dell'acqua che ancora scorre fra il verde che ci circonda. Oggi ci appare come un luogo dimenticato, ma fino ad una manciata di anni fa era un punto nevralgico per Sassari garantendone l'apporto idrico.
Prima di parlare delle dighe farei un salto indietro ad uno tra i piu' gravi problemi della Sassari ottocentesca, la " questione dell'acqua", in città scarseggiava, e nei pochi pozzi presenti non sempre l'acqua era potabile a causa dell'inquinamento delle falde generato dai pozzi neri vicini. A dimostrazione di ciò, l'epidemia di colera del 1855, in cui morirono 5000 persone su una popolazione di circa 22mila abitanti, bisognava risolvere il problema. I tentativi furono svariati: dall'idea di captazione della dragonaia del "pozzo di rena" (Emiciclo Garibaldi) a quelle, nel 1846, della dragonara di sant'Agostino, all'incanalazione delle acque dell'Eba Ciara per portarle verso pz Castello e ridistribuirla a tutta la città. Solo nel 1858 si prese in considerazione la sorgente di Bunnari, il capitano Enrico Parodi, propose di trasportare verso Sassari per mezzo di una galleria lunga circa 2500 metri fino a Molino a vento, e da qui incanalarla verso piazza Castello, ma non avvenne. Dopo varie proposte, discussioni e vicissitudini, che videro anche iniziati e poi abbandonati i lavori di realizzazione dell'acquedotto municipale, nel 1874 il Comune accettò la proposta dell'Ing. Luigi Claudio Ferrero, già Direttore dei lavori per l'acquedotto di Cagliari, che prevedeva la realizzazione di un lago artificiale della capacità di 450.000 metri cubi mediante lo sbarramento del Rio Bunnari con una diga. Fu costruita tra il 1874 e il 1879, e collaudata nel 1880. I dati tecnici parlano di una struttura a gravità ordinaria in muratura di pietrame dell’altezza di 32 metri. Mezzo secolo più tardi, a causa della crescente espansione urbana, ci si rende conto che il bacino non riesce più a far fronte ai bisogni dei sassaresi, ma sopratutto all'entusiasmo avuto con la diga costruita dall' impresa Fumagalli di Milano, segui il disappunto: l'acqua erogata dalle condutture emanava un forte odore di idrogeno solforato, aveva cattivo sapore e risultava untuosa al tatto, segno inequivocabile di un contenuto rilevante di sostanza organica in decomposizione, che il passaggio attraverso i filtri dell'acquedotto non era evidentemente in grado di abbattere in modo soddisfacente. Dalle analisi e dagli approfondimenti compiuti dalla commissione risultò confermato che «nelle acque del bacino vi era una quantità enorme di sostanze fisse, fra le quali, quantità tale di sostanze organiche da renderle nel modo più assoluto nocive a quell'organismo il quale avesse avuto l'imprudenza o si fosse trovato nella necessità di servirsene». Tra le possibili cause dell'insalubrità e non potabilità delle acque la commissione segnalò la grande quantità di sostanze organiche che queste trascinavano con sé attraversando il paese di Osilo e i terreni boschivi o a coltura a monte dell'invaso, anche per il «sistema di lasciar vagante ed al pascolo per molte ore il bestiame, nonché per la inclinazione del terreno». Nei decenni successivi l'acqua dell'invaso fu utilizzata solo a scopi irrigui e industriali, mentre la popolazione fu approvvigionata con l'acqua delle sorgenti di Bunnari e con le fontane del Rosello e delle Concie.
Solo in epoca fascista il problema dell'alimentazione potabile di Sassari fu in buona misura risolto, grazie all'installazione di un più moderno impianto di chiarificazione e depurazione delle acque, alla costruzione della diga del Bunnari Alto, con un bacino della capacità utile di 1.200.000 metri cubi e, infine, alla realizzazione di un canale di raccolta di tutte le acque superficiali cadenti sul centro abitato di Osilo.
Arriviamo al 1930, in cui iniziano i lavori per la realizzazione di un’altra diga a monte, 500 metri in direzione est, che termineranno due anni più tardi. È la diga di Bunnari alta, strutturalmente più moderna ma di minore altezza (29 metri), che delimita un bacino tre volte più grande, pari a 1.200.000 metri cubi.
Ma ritorniamo alla diga vecchia... dopo aver preso il sentiero, immersi in un totale silenzio giungiamo al cancello, da qui, un sentiero ci porta a delle strutture pericolanti. L'edificio più suggestivo che si incontra è una struttura interna con delle cisterne delimitate da grandi archi, esternamente si intravede la scritta Filtro. Subito dopo si arriva al possente muro con trentadue metri di altezza, e l'anno di completamento della vecchia diga capeggia sulla sommità del paramento con una scritta in metallo “1878”, che riassume con vanto le audaci capacità ingegneristiche dell’epoca.
Ai lati della diga vecchia, la più antica della Sardegna, si trovano due centraline di controllo del flusso, una delle quali è ancora accessibile e conserva in parte i meccanismi idraulici. Risalendo una lunga gradinata che conduce al vertice della struttura, e proseguendo in direzione di Bunnari alta, si raggiunge una galleria facente parte del vecchio sentiero che costeggiava il lago collegando le due dighe.
L'opera più ambiziosa e sorprendente è senza dubbio un ampio tunnel sotterraneo che si snoda per oltre cinque chilometri fino a Sassari, collegandosi con la vecchia palazzina ristrutturata in stile Liberty dell’acquedotto di viale Adua , ne sconsiglio vivamente l'accesso.
GLi anni passano e Bunnari bassa finisce nel dimenticatoio dei Sassaresi mentre Bunnari alto fu frequentata fino al devastante incendio della seconda metà degli anni ’90 che ha ridotto in cenere la rigogliosa pineta. Ma il rogo è stato solo il primo presagio del destino che accomuna le due dighe “gemelle”: nel 1999 Bunnari bassa è dichiarata pericolante, si svuota l’invaso e l’impianto viene definitivamente chiuso e abbandonato.
Per Bunnari alta invece si susseguono una serie di interventi di manutenzione, si assiste al potenziamento del sistema idrico proveniente dal lago Coghinas e nel 2003 iniziano i lavori di manutenzione che dovrebbero continuare per i prossimi anni.
Bunnari vecchia ormai è dimenticata, completamente in stato di abbandono, restano vive solamente il vuoto del lago in secca di cui si scorge ancora il vecchio livello massimo, e l’orgogliosa data sul lato opposto della diga, emblema delle conquiste di un passato ormai lontano.
🏞️Fonti:
PARIS, W. - L'acquedotto di Sassari. In: La Sardegna nel mondo mediterraneo, 6. Per una storia dell'acqua in Sardegna, a cura di Manlio Brigaglia. Ediz. Gallura, Sassari, 1990
RUNDINE, A. - L'approvvigionamento idrico a Sassari nella seconda metà dell'Ottocento. In: La Sardegna nel mondo mediterraneo, 6. Per una storia dell'acqua in Sardegna, a cura di Manlio Brigaglia . Ediz. Gallura, Sassari, 1990
VIRNO G. - Il nuovo acquedotto per la città di Sassari. Estratto dagli Annali dei Lavori pubblici, Anno 1934
MANCONI S. Una storia d'acqua (Sassari, 1880) Ediz. Chiarella
© Riproduzione riservata - Foto e testo di Valeria Congiatu 👩💻