Cristian Savioli - Guida di Romagna

Cristian Savioli - Guida di Romagna Insieme alla scoperta di paesi, città, arte, natura, tradizioni, dialetto, cercando qualcosa di autentico e fuori dal comune che lasci un segno nel cuore.

13/01/2025
12/01/2025
Come trascorrere al meglio le vacanze pasquali ?!? Ovviamente con un'avventura nella zona del lago di Ridracoli, nel Par...
11/01/2025

Come trascorrere al meglio le vacanze pasquali ?!? Ovviamente con un'avventura nella zona del lago di Ridracoli, nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi ... da non perdere !!! Pensato per ragazze e ragazzi dai 14 ai 17 anni.

Per info:
https://www.fuoridizaino.it/lapiadinagalleggiante/

Viaggio organizzato in collaborazione con agenzia viaggi "GiraMondo Viaggi Scandiano"

06/01/2025
06/01/2025
06/01/2025
06/01/2025

🧙🏼‍♀️ BUONA EPIFANIA!

La befana ha sempre avuto quel sapore dolce-amaro, portava con sé gli ultimi regali delle feste (un tempo, prima di babbo Natale, gli unici), ma era anche il segno che le vacanze stavano finendo, che era ora di smontare l’albero o il presepe, che si tornava a scuola o al lavoro, che l’inverno sarebbe stato un po’ più freddo senza quelle lucine ad illuminarlo.

Ma l’epifania porta con sé una festa, una tradizione, fatta di canzoni e travestimenti, di fuochi e salsicce, di caramelle e brûlé. In Romagna, specialmente sugli Appennini, questa serata è sentita e attesa, anima gruppi, famiglie, case, paesi interi. Formazioni di musicisti, bande, amici si muovono per le case ed i locali, nelle piazze e nelle borgate, cantando le tradizionali pasquelle, stornelli irriverenti, sfide improvvisate tra canterini, ogni località la colora a modo proprio.

Noi da tre anni la passiamo a Poggio alla lastra, per amicizia, per l’atmosfera, perché forse è il paese più piccolo in cui arrivano tanti gruppi, ma vale la pena di viverla in qualsiasi paesino, città o frazione. La fine delle feste è un po’ più dolce e un po’ più calda dopo le pasquelle.

Buona Epifania a tutti da Altrove!

06/01/2025
06/01/2025
06/01/2025
06/01/2025

La Befana senza scopa
No, Babbo Natale che porta i doni non c’era, se ne aveva notizia dai film americani degli anni ’50, quelli in bianco e nero dove nelle ville di lusso con i grandi saloni e la scala enorme all’interno, l’albero di natale era altissimo e la padrona di casa riceveva gli ospiti in abito da sera. Da noi arrivava la Befana, non con la scopa e non lasciava la calza nel camino (che non c’era) ma ci raggiungeva attraverso il Comune. Era, la nostra, la befana “dei poveri”, un omaggio che l’Amministrazione Comunale faceva ai bambini delle famiglie economicamente in difficoltà e che, negli anni ’50, erano davvero tante. Quindi andavamo noi “a prendere la befana”. Giocattoli modesti, fragili: il fucile o il camioncino per i maschi, il bambolotto n**o o il “servizio” con le tazzine per le bambine, il gioco degli shanghai o la dama di cartone con le pedine di plastica che quando andavano p***e venivano sostituite coi tondelli di legno segati da un vecchio ma**co di scopa. La consegna avveniva nella sala dell’allora Cinema Italia (oggi Teatro degli Atti) di via Cairoli alle 10 di mattina, un orario poco probabile per la Befana professionale.
Ricordo la sala gremita, più gli adulti dei bambini, il vocìo, i commenti ed i pianti dei piccoli che puntualmente desideravano il giocattolo toccato ad altri tanto che, trovata l’intesa, si procedeva con lo scambio. Su tutte si levavano le voci stridule della mamme che denunciavano “le differenze” ovvero l’esistenza di famiglie di “raccomandati” che, a lor parere, si prendevano i regali più belli. Insomma diventava un’occasione più per i “grandi” che per i bambini, per quei genitori che allora, potendo, mettevano la bambola grande, imparruccata, con la gonna larga, seduta in mezzo al letto matrimoniale da guardare ma non toccare ed allora quei giocattoli della “befana del comune” seppur modesti ma tutti nostri, per noi erano una festa e poi la befana un po’ cenciosa con quella mantellina sulle sp***e, aveva qualcosa di familiare che ce la rendeva più vicina e simpatica.
Vero che sembrano passati secoli tanto da far dire alla Elsa “un’è pió cmè na volta” (non è più come un volta). Con i panettoni sugli scaffali da settembre, gli addobbi di plastica e le p***e colorate che cadendo dall’albero rimbalzano ripetendo un rumore sinistro ed irritante mentre il bello stava proprio lì, che cadendo si rompevano, per cui si avvolgevano, ovattavano come fossero cristalli preziosi! Fino all’aberrazione di chi l’albero, a gennaio inoltrato, lo ripone nel garage con le p***e appese, pronto per il natale successivo. Con i regali forzati scelti non in base alle possibilità economiche ma in virtù del grado di simpatia del destinatario. Conosco chi li compra ad agosto, “così non ci penso più”. Fino ad arrivare alla perfidia di chi, incontrando il parente che, tapino, è “rimasto” solo, gira lo sguardo altrove ad evitare il rischio di doverlo invitare per il gran pranzo. E se proprio ti viene a sb****re in faccia, allora si tenta il dribbling “st’an andém a magnè fóra, tanimodi … i fiól j’è grand.. i và pèr còunt sù” (quest’anno andiamo a mangiare fuori tanto i figli sono grandi e vanno per i fatti loro). Per poi arrivarci davvero al grande passo. Pranzo di Natale al ristorante con la famiglia allargata, cui seguono i commenti della sera: “Saremo stati bene? Alla fine abbiamo speso meno che a casa eppoi vuoi mettere la comodità?” Dopo una settimana: “Però i caplétt in sassurmèja gnènca mi nòst (i cappelletti non s’avvicinano nemmeno ai nostri), “da rèst com’ì putria fè! Lór i prepara a feragäst e po’ i mètt ti frigor! (del resto come potrebbero? Loro li preparano in agosto poi li conservano nel freezer). Dopo dieci giorni: “I diş d’andè magnè fóra…j’ha curaz da dì … t’è santì e’ vèin? Frèid! Va là chi s’è fatt furb!” (suggeriscono di andare a pranzo al ristorante…hai sentito il vino? Fradicio! E’ che si son fatti furbi!).
Mentre i più evoluti socialmente si possono permettere la differita: “a Natale non è possibile, magari ci troviamo la settimana prima”, tanto che il 25 dicembre sta diventando una data indicativa con tra le poche certezze la trasmissione, in TV, del film “La tunica”. (di Grazia Nardi da “Armidiè” – Panozzo Ed.).
Foto di D. Minghini, Befana del Vigile, Rimini piazza Cavour (Biblioteca Gambalunga, Archivio fotografico).

02/01/2025

𝗝𝗔𝗖𝗤𝗨𝗘𝗦 𝗟𝗘 𝗚𝗢𝗙𝗙
Il 1°Gennaio 1924 nasceva 𝙅𝙖𝙘𝙦𝙪𝙚𝙨 𝙇𝙚 𝙂𝙤𝙛𝙛.
❝ 𝘐𝘭 𝘔𝘦𝘥𝘪𝘰𝘦𝘷𝘰 𝘮𝘪 𝘩𝘢 𝘢𝘧𝘧𝘢𝘴𝘤𝘪𝘯𝘢𝘵𝘰 𝘱𝘦𝘳𝘤𝘩𝘦́ 𝘢𝘷𝘦𝘷𝘢 𝘪𝘭 𝘱𝘰𝘵𝘦𝘳𝘦 𝘲𝘶𝘢𝘴𝘪 𝘮𝘢𝘨𝘪𝘤𝘰 𝘥𝘪 𝘳𝘦𝘯𝘥𝘦𝘳𝘮𝘪 𝘴𝘱𝘢𝘦𝘴𝘢𝘵𝘰, 𝘥𝘪 𝘴𝘵𝘳𝘢𝘱𝘱𝘢𝘳𝘮𝘪 𝘥𝘢𝘪 𝘱𝘳𝘰𝘣𝘭𝘦𝘮𝘪 𝘦 𝘥𝘢𝘭𝘭𝘦 𝘮𝘦𝘥𝘪𝘰𝘤𝘳𝘪𝘵𝘢̀ 𝘥𝘦𝘭 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘦 𝘢𝘭 𝘵𝘦𝘮𝘱𝘰 𝘴𝘵𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘥𝘪 𝘳𝘦𝘯𝘥𝘦𝘳𝘮𝘦𝘭𝘰 𝘱𝘪𝘶̀ 𝘷𝘪𝘷𝘪𝘥𝘰 𝘦 𝘤𝘩𝘪𝘢𝘳𝘰.

Uno dei padri del medievismo europeo, 𝙅𝙖𝙘𝙦𝙪𝙚𝙨 𝙇𝙚 𝙂𝙤𝙛𝙛 ha fortemente innovato la storiografia, ma è riuscito, nello stesso tempo ad essere un grande divulgatore. Professore di grande impatto nel rapporto con i suoi studenti, sciorinava cultura senza far pesare il suo sapere. È stato uno dei più autorevoli studiosi europei della storia e della sociologia del Medioevo.

Si deve proprio a 𝙅𝙖𝙘𝙦𝙪𝙚𝙨 𝙇𝙚 𝙂𝙤𝙛𝙛 la fine del "mito" di un Medioevo età oscura, buco nero nell'avanzare progressivo della civiltà ed egli ci rimanda invece l'immagine di un'epoca che dura "dal II, II secolo fino alla rivoluzione industriale in campo economico e alla rivoluzione francese in campo politico". Non a caso oggetto dei suoi studi, per quanto riferiti al Medioevo, sono figure ancora oggi importanti nella società contemporanea: l'intellettuale, il banchiere, il commerciante e soprattutto l'uomo nel suo vivere quotidiano.

𝙐𝙢𝙗𝙚𝙧𝙩𝙤 𝙀𝙘𝙤 per ricordare il grande storico 𝙅𝙖𝙘𝙦𝙪𝙚𝙨 𝙇𝙚 𝙂𝙤𝙛𝙛, scomparso all’età di 90 anni il 1° Aprile 2014, ha scritto:
❝ Le Goff ha esplorato il Medioevo nei suoi aspetti più trascurati, la vita degli intellettuali e dei mercanti, o il meraviglioso e il quotidiano. Anche qui, se dovessi rendere conto del suo modo di fare storia, dovrei invitare il non specialista a capire meglio quei secoli non attraverso un elenco di battaglie, ma guardando le miniature dei mesi delle 𝙏𝙧𝙚̀𝙨 𝙧𝙞𝙘𝙝𝙚𝙨 𝙝𝙚𝙪𝙧𝙚𝙨 𝙙𝙪 𝘿𝙪𝙘 𝙙𝙚 𝘽𝙚𝙧𝙧𝙮, dove si vede come i contadini sedevano intorno al fuoco, come coltivavano i campi o pascolavano i maiali, senza trascurare il gusto cromatico che si manifestava nelle vesti femminili, nelle gualdrappe, nei festini.

Come scriveva 𝙈𝙖𝙧𝙘 𝘽𝙡𝙤𝙘𝙝:
❝ 𝘐𝘭 𝘣𝘶𝘰𝘯 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘤𝘰 𝘴𝘰𝘮𝘪𝘨𝘭𝘪𝘢 𝘢𝘭𝘭`𝘰𝘳𝘤𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘧𝘪𝘢𝘣𝘢. 𝘓𝘢̀ 𝘥𝘰𝘷𝘦 𝘧𝘪𝘶𝘵𝘢 𝘤𝘢𝘳𝘯𝘦 𝘶𝘮𝘢𝘯𝘢, 𝘭𝘢̀ 𝘦𝘨𝘭𝘪 𝘴𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘪 𝘵𝘳𝘰𝘷𝘢 𝘭𝘢 𝘴𝘶𝘢 𝘱𝘳𝘦𝘥𝘢.

E 𝙅𝙖𝙘𝙦𝙪𝙚𝙨 𝙇𝙚 𝙂𝙤𝙛𝙛 sapeva sempre dove era la sua preda.

Nella fotografia un ritratto di 𝙅𝙖𝙘𝙦𝙪𝙚𝙨 𝙇𝙚 𝙂𝙤𝙛𝙛 all'interno della sua biblioteca. La fotografia è stata scattata il 28 Ottobre 1981.

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ᴍᴅᴍ🐾

02/01/2025

A tutti un 2025 pieno di coraggio, come quello che ha avuto Federico nell'accettare la regia de "Lo sceicco bianco", il suo primo film da regista!!
Nell’immagine Leopoldo Trieste e Brunella Bovo, 1952❤️❤️ più attivi ❤️❤️

Indirizzo

Via Colombarazzo II 1631
Savignano Sul Rubicone
47039

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Cristian Savioli - Guida di Romagna

Ragioniere pentito, mi sono ‘buttato’ in questa avventura alla scoperta di natura, arte, storia, tradizioni, città e paesi della Romagna.