28/05/2025
Napoli, l’acquaiolo e ’a banc' 'ell’acqua
“Acquaiuo’ comm’è l’acqua?”
“E’ fresc’ comm’ 'a neve!”
Bevete TELESE, cura e disseta.
Bevete Coca Cola ghiacciata.
Bevi NERI ne-ri bevi
Scrive Francesco Improta: "Alla ricerca del tempo perduto, direbbe Proust. Sono tappe di un viaggio a ritroso nel tempo che aumenta la nostalgia di chi, come me, vive ormai lontano da Napoli.
Ricordo parlando di acquafrescai, il chiosco di Antignano provvisto di mummarelle e acqua ferrata da bere "a cosce aperte" per evitare che la limonata con l'aggiunta di una punta di bicarbonato non sporcasse, tracimando, gli abiti.
Accanto al chiosco c'era poi un "carnacottaro" che vendeva "o musso e o piede e puorco" (mi auguro di averlo scritto bene, altrimenti il Maestro Claudio Mattone, mio caro amico, mi tira le orecchie.) Buona giornata e grazie".
Le “acque fresche” dal sottosuolo di Napoli
Un tempo, tra il centro storico e Borgo Santa Lucia, dal sottosuolo sgorgavano acque minerali dalle diverse caratteristiche, vendute in appositi “bancarielli” e chioschetti presso le fonti. Spesso nelle “mummarelle”, piccole anfore di terracotta che avevano il pregio di mantenere l’acqua a lungo fresca. Quella suffregna (ovvero sulfurea) e quella ferrata erano le più famose e ricercate, e tipicamente si servivano al bicchiere con un po’ di succo di limone fresco.
La granita prima dell’invenzione della granita
Gli acquafrescai vendevano inoltre la "rattatella", progenitrice della granita moderna. Si trattava infatti di ghiaccio tritato al momento da un blocco avvolto in teli di lino, grazie a uno strumento simile a una grattugia. Da servire poi direttamente nelle mani o su foglie di fico o limone, aromatizzato con succhi e pezzi di frutta fresca: ovviamente limone oppure arance, amarene e anguria. Con il “risanamento” urbanistico di fine ‘800 prima e con le norme di contenimento dell’epidemia di colera negli anni ’70 poi, le fonti sono state del tutto cancellate. Ma non il loro ricordo e nemmeno alcuni degli storici chioschi. Questi, con il tempo e l’ingegno, si sono trasformati in punti vendita di spremute e granite, tramandati di generazione in generazione.
Gli acquafrescai più longevi di Napoli
Il banco di Piazza Trieste e Trento risale al 1836. Con sorriso accattivante, orgoglio e maestria, a preparare la limonata — da bere rigorosamente a cosce aperte, spiegheremo il perché — e la granita di limone è Vincenzo Masiello. Spesso in compagnia del padre, per tutti “Cocò”, spera di poter tramandare l’attività alla sua bambina, che oggi ha 7 anni e quando può gli fa compagnia. Non molto lontano, a Via Chiaia e vicino al Teatro Sannazaro, dal 1902 c’è invece l’Oasi. Questo banco dell’acqua un tempo era gestito dalle “vecchierelle”, come tutti nel quartiere chiamavano le proprietarie che, circa 30 anni fa, hanno passato il testimone all’amico Claudio Di Dato, oggi coadiuvato dai figli.
Fonte testo: NapoliToday