Pro Loco "Città del Vasto"

07/06/2025

RISCOPRI IL TUO DIALETTO
IL PROVERBIO DELLA SETTIMANA
(Servizio Civile Universale)

Questo modo di dire è famosissimo in tutta Italia ed usato per mettere in guardia dalle discussioni con chi è cocciuto: adoperarsi, cercare di aiutare qualcuno che non lo merita equivale a fare un lavoro inutile.

Nell’immaginario comune l’asino è l’animale più testardo che ci sia; letteralmente il proverbio ci indica che lavare la testa all’asino è un dispendio inutile di energie perché, dopo aver provato faticosamente a lavarlo, l’asino si ritroverà in men che non si dica, di nuovo completamente sporco. Inoltre, un’interpretazione più metaforica e meno letterale della precedente, ci suggerisce che parlare con i testardi è una gran perdita di tempo: non ha senso dialogare e cercare di far ragionare chi non vuole mai cambiare idea, chi resta fermo nelle proprie convinzioni. Decisamente, meglio occupare il tempo in un altro modo.

Illustrazione: Aurora Celenza.

03/06/2025

"ARTE E CULTURA AL CHIOSTRO" 2025
Dopo il successo dello scorso anno arriva:
"Un mondo di storie animate".
Per gli appassionati dei film d'animazione giapponesi tre pluripremiati capolavori dell'acclamato studio PRODUCTION I.G. e della YAMATO VIDEO.
Minirassegna curata e supervisionata da Gualtiero Cannarsi, autore delle edizioni italiane.
Le proiezioni saranno precedute da una presentazione di Gualtiero Cannarsi e seguite da dialoghi con il pubblico.
Giovedì 7 - Giovedì 14 e Giovedì 21 AGOSTO 2025 - ore 21:30
Presso il Chiostro della Curia Vescovile.
Per info e biglietti: 348.3939050 - [email protected]
Non mancate.

28/05/2025

27/05/2025

21/05/2025

RISCOPRI IL TUO DIALETTO
IL PROVERBIO DELLA SETTIMANA
(Servizio Civile Universale)

Incontrando un individuo allampanato, scheletrico, un vastese dirà subito che assomiglia a “lu Marchese vicchie”.

Questo perché in una soffitta della chiesa di Santa Maria Maggiore, stava deposto in una cassa di legno il ca****re mummificato di Innico III D’Avalos, V Marchese del Vasto. I monelli, che lo chiamavano “lu Marchese vicchie” tutte le volte che riuscivano ad eludere la vigilanza del sagrestano, cosa del resto non molto difficile, prendevano in giro quel povero corpo che da circa tre secoli aspettava invano di ricevere la vera pace eterna, che non dovrebbe essere contesa da un morto.

14/05/2025

RISCOPRI IL TUO DIALETTO
LA PAROLA DELLA SETTIMANA
(Servizio Civile Universale)

Avete mai sentito parlare o visto una "hattaréule"? Con questo termine derivato dal tardo latino "cattus", si indica un’apertura fatta nella parte inferiore d’un uscio perché vi possa passare liberamente un gatto domestico.

L’uso della parola hattaréule ci riporta ad un’antica usanza. Infatti, era molto comune in passato la creazione di queste porte per gatti, in particolar modo nei portoni di legno delle antiche cantine, che permetteva il libero passaggio di gatti domestici. L’obiettivo della costruzione delle gattaiole era di evitare la proliferazione dei roditori locali, che venivano così decimati dai loro predatori naturali.

06/05/2025

RISCOPRI IL TUO DIALETTO
IL PROVERBIO DELLA SETTIMANA
(Servizio Civile Universale)

"Accuscë’ piace a mma’" è un modo di dire vastese usato per giustificare qualcosa di incomprensibile agli occhi degli altri. Anche in questo caso Luigi Anelli ci racconta una storia divertente, testimonianza della simpatia ed originalità dei vastesi:

Giuseppe Ceri, soprannominato “lu vicchiarill”, era uno originale. Una mattina del primo giorno di quaresima, forse perché non aveva ancora digerito il vino bevuto la sera di Carnevale, si vestì da Pulcinella e, messosi a cavallo di un asino, in modo però da guardare la cosa anziché la testa dell’animale, incominciò a girare per le vie della città. portava tra le braccia un gatto, che ogni tanto lisciava; e per preve**re le domande del pubblico, il quale non sapeva trovare la spiegazione di quella stravaganza, ripeteva continuamente: "accuscë’ piace a mma’".

05/05/2025

Domenica 11 maggio ore 18:00
Presentazione del Libro
"L'Arte degli eventi" di Vittorio Sirolli
Presso la Sala della
CASA DI CONVERSAZIONE
Via Arno n. 6
Vasto (CH)

02/05/2025

RISCOPRI IL TUO DIALETTO
LA PAROLA DELLA SETTIMANA
(Servizio Civile Universale)

La parola di oggi "cafáune" o anche "cafîune" è la protagonista di una lunga storia. Le sue origini risalgono alla parola osca "kafare", ovvero “zappare”.

Originariamente non aveva alcuna accezione negativa ma significava semplicemente “contadino”, nello specifico indicava un contadino dell’Italia meridionale e anzi aveva una connotazione neutra o addirittura positiva perché indicava una vita genuina, lontana dalle complicazioni urbane. Il termine in letteratura è stato usato con questa accezione in particolar modo da Ignazio Silone nei suoi romanzi e indicava un contadino ingenuo, spesso beffato a sua insaputa. In seguito la parola ha subito uno slittamento semantico, ovvero un cambio di significato nel tempo: attualmente, infatti, ha un’accezione negativa è diventato un termine spregiativo e ingiurioso che indica una persona dalle maniere rozze e scurrili. Lo slittamento semantico deriva dal "punto di vista cittadino": la figura del contadino, per i ceti più agiati e per i cittadini, veniva spesso percepita come ignorante, rozza e priva di eleganza. Il "cafáune" cominciò quindi a essere associato a caratteristiche come l'inciviltà e la mancanza di educazione.
Nel nostro dialetto, però, il significato originale è rimasto affiancato a quello nuovo.

28/04/2025

RISCOPRI IL TUO DIALETTO
IL PROVERBIO DELLA SETTIMANA
(Servizio Civile Universale)

"Va a chiamà’ lu dujávele a la grâtte di la Carnaréjje" è un modo di dire usato come consiglio dai vastesi a chi ha voglia di arricchirsi. Dietro questa frase si cela una storia molto suggestiva:

Nelle lunghe serate d’inverno, quando la tramontana fischia lamentosa attraverso la cappa del camino, raccontano le nonne ai loro nipotini che nella grotta della Carneria, sulla punta della Penna, vi è un diavolo a guardia di un tesoro ivi sepolto. Un giovane animoso, volendo una volta impadronirsene, penetrò nella grotta e chiamò il diavolo, il quale, comparendo, gli disse che gli avrebbe permesso di portar via il tesoro purché fosse stato capace di non pronunziare parola qualunque cosa avesse veduto. Ed avendo il giovane acconsentito, incominciò a scatenarsi sulla sua testa una furiosa tempesta accompagnata da lampi e da saette. Rimase egli imperterrito dinanzi a quel terribile spettacolo, ed eguale intrepidezza mostrò quando poco dopo, per terremoto, tremò tutta la caverna. Ma allorché si vide ve**re incontro un orribile mostro, che a bocca spalancata stava per sbranarlo, non poté trattenere un grido di spavento; ed a quel grido la terra si aprì sotto i suoi piedi ed in un attimo lo inghiottì.